Celiachia: il Ministro Grillo taglia i rimborsi per i prodotti senza glutine

Il Ministro della Salute Giulia Grillo ha deciso di ritoccare al ribasso i rimborsi per i prodotti senza glutine.

Sono cambiati, dunque, i tetti di spesa per i prodotti gluten free a carico dello Stato, un sacro santo diritto per le persone affette da celiache. Il Ministero della Salute, infatti, ha emanato il decreto “Limiti massimi di spesa per l’erogazione dei prodotti senza glutine” che è stato già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

Quali sono le novità che troviamo nel nuovo decreto? Intanto, rispetto al decreto del 2006, troviamo nuove fasce di età e una incredibile differenza uomini/donne. Nel precedente decreto il rimborso era di 140 euro per tutti. Ora invece il rimborso è stato così “ridotto”: 90 euro per le donne e 100 per i maschi da 10 a 13 anni; 99 euro per le donne e 124 per i maschi da 14 a 17 anni; 90 euro per le donne e 110 per i maschi da 18 a 59 anni. E per over60? La scelta sembra proprio paradossale: gli over60, infatti, sono, i più penalizzati perché dopo il compimento del 60esimo anno di età, il contributo cala addirittura a 75 euro per le donne e a 89 euro per gli uomini.

Sarebbe interessante capire perché? La celiachia è diversa per i due sessi? Oppure le donne pagano di meno i prodotti senza glutine? Ovviamente, altrettanto incomprensibile è il rimborso ancora più ridotto previsto per gli anziani. Perché? Perché essendo anziani possono anche fare a meno di “prodotti salvavita”? Oppure questo governo sta pensando a un aumento consistente delle pensioni?

I bambini celiaci sono i più “fortunati” perché sono quelli che avranno il rimborso più alto. Il decreto Grillo per i bambini fino a 5 anni prevede contributi minimi di 56 euro, mentre per quelli di età compresa tra 6 e 9 anni, il contributo è di 70 euro.

Addentrandoci di più nel decreto, però, troviamo una spiegazione a questo taglio del rimborso. Secondo il Ministro, infatti, la decisione è stata presa in considerazione che: “il celiaco deve seguire una dieta varia ed equilibrata con un apporto energetico giornaliero da carboidrati stimabile in almeno il 55%, che deve derivare anche da alimenti naturalmente privi di glutine provenienti da riso, mais, patate e legumi come fonte di carboidrati complessi, per cui la quota da soddisfare con alimenti senza glutine di base (pane, pasta e farina) è stimabile nel 35% dell’apporto energetico totale“.

Ovviamente, se questo è il ragionamento di base, si capisce anche il perché della diversificazione fra i due sessi: alla donna spetta un minor rimborso perché mangia di meno? Perché il suo apporto energetico giornaliero da carboidrati è stimabile in meno del 55%? Non lo sapremo mai

Ma le sorprese che penalizzano gli ammalati, non finiscono qui. Per quanto riguarda i prodotti in commercio, nel decreto del 2006 si parlava genericamente di erogazione di “prodotti dietetici senza glutine”. Il decreto del Ministro pentastellato Giulia Grillo, specifica invece che il contributo può essere utilizzato solo per l’acquisto di pane, pasta, pizza, prodotti da forno dolci e salati, piatti pronti a base di pasta, preparati e basi pronte, prodotti dolciari e cereali per la prima colazione. Una “specificazione” che costringe l’ammalato a una limitazione considerevole visto che in commercio c’è una varietà immensa di prodotti senza glutine.

Sul decreto che penalizza i celiaci ha espresso giudizio negativo anche la Federconsumatori: “Considerando l’elevato costo dei prodotti senza glutine rispetto a quello dei prodotti ordinari, non riusciamo davvero a trovare un senso alla decisione di diminuire gli importi”.

Una decisione, quest’ultima, davvero incomprensibile perché celiachia è una malattia molto seria, e non può essere proprio il Ministero della Salute a penalizzare economicamente e socialmente chi soffre, tanto più che il contributo è gestito su base regionale e in alcune regioni i celiaci possono ottenere il rimborso solo su prodotti acquistati esclusivamente in farmacia in quali, notoriamente, costano molto di più.