La cannabis è legata ad un aumento del rischio cardiovascolare

Negli ultimi anni, il dibattito sulla cannabis e i suoi effetti sulla salute è diventato sempre più acceso, soprattutto in relazione ai rischi cardiovascolari associati al suo utilizzo. Diverse ricerche hanno cercato di delineare un quadro più chiaro, esaminando come il consumo di cannabis possa influenzare il sistema cardiovascolare.

La cannabis legata ad un aumento del rischio cardiovascolare
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Uno studio presentato alla sessione scientifica annuale dell’American College of Cardiology, insieme al World Congress of Cardiology, ha rilevato che le persone che usano la marijuana quotidianamente hanno una probabilità circa un terzo maggiore di sviluppare malattie coronariche (CAD) rispetto a coloro che non hanno mai usato il farmaco. La CAD è la forma più comune di malattia cardiaca e si verifica quando le arterie che forniscono sangue al cuore si restringono a causa dell’accumulo di colesterolo, causando dolore toracico, mancanza di respiro, affaticamento e, potenzialmente, un attacco di cuore. Questo studio suggerisce che esiste una relazione dose-risposta, in cui l’uso più frequente di cannabis è associato a un rischio maggiore di CAD​​.

L’American Heart Association ha evidenziato come l’uso di cannabis possa aumentare i livelli di carbossiemoglobina nel sangue (monossido di carbonio, un gas velenoso) e catrame (materia combustibile parzialmente bruciata), simili agli effetti dell’inalazione di una sigaretta di tabacco. Questi fattori sono stati collegati a malattie del muscolo cardiaco, dolore toracico, disturbi del ritmo cardiaco, attacchi di cuore e altre condizioni gravi​.

Un’altra area di preoccupazione è l’interazione farmacologica tra la cannabis e le terapie cardiovascolari. L’inibizione del metabolismo del CYP450 da parte della cannabis può aumentare i livelli di farmaci come antiaritmici, anticoagulanti, beta-bloccanti e statine. Queste interazioni farmaco-farmaco possono avere implicazioni cliniche dannose, che possono essere trascurate se i medici non esaminano l’uso di cannabis nei loro pazienti​​.

L’evidenza corrente, sebbene ancora limitata da studi controllati randomizzati, suggerisce che il consumo di marijuana può essere associato a rischi cardiovascolari avversi. Ad esempio, l’analisi dei dati del Sistema Nazionale di Statistiche Vitali degli Stati Uniti indica che i tassi di mortalità cardiaca sono aumentati del 2,3% negli uomini e dell’1,3% nelle donne da quando la marijuana è stata legalizzata, con un’incidenza maggiore negli stati con approcci più permissivi alla distribuzione della cannabis. Inoltre, il fumo frequente di marijuana è stato associato all’88% in più di probabilità di infarto miocardico o malattia coronarica e all’81% in più di probabilità di ictus​​.

Questi risultati sottolineano l’importanza di una maggiore consapevolezza dei rischi cardiovascolari associati all’uso di cannabis, sia da parte dei professionisti della salute che del pubblico. Sebbene la cannabis possa offrire alcuni benefici terapeutici, è fondamentale considerare e monitorare attentamente i potenziali effetti collaterali, soprattutto per coloro con preesistenti condizioni di salute o a rischio di malattie cardiovascolari.