Uno studio multicentrico condotto su 1.767 partecipanti in Spagna, Svezia e Italia conferma che un semplice esame del sangue può individuare il morbo di Alzheimer con una precisione superiore al 90 %, grazie al biomarcatore fosfo-tau217 (p‑tau217). Pubblicata su Nature Medicine, la ricerca apre la strada a diagnosi rapide, meno invasive e più economiche.

Biomarcatore p‑tau217: come funziona il test
L’analisi sfrutta il sistema Lumipulse p‑tau217 di Fujirebio, automatizzato e scalabile. Su ogni campione di sangue vengono misurati i livelli di fosfo-tau217, proteina strettamente correlata all’accumulo di placche neurodegenerative tipiche dell’Alzheimer. I ricercatori hanno definito due soglie di concentrazione:
- Soglia bassa: livelli che escludono il rischio di Alzheimer.
- Soglia alta: livelli che indicano alta probabilità di malattia.
- Intervallo intermedio: pazienti da sottoporre a indagini aggiuntive (puntura lombare, PET).
Il disegno dello studio
Lo studio ha coinvolto cinque centri clinici:
- Dieta Mediterranea: un’arma contro l’Alzheimer?
- Alzheimer: la chiave per nuove cure arriva dai gatti
- Herpes labiale aumenta il rischio di Alzheimer: studio rivela che gli antivirali potrebbero ridurlo
- Hospital del Mar (Barcellona)
- BBRC – Barcelonaβeta Brain Research Center
- Università di Göteborg
- Università di Lund
- Ospedale di Brescia
I dati di 1.767 pazienti over 65 con sospetto declino cognitivo sono stati analizzati considerando fattori come età, diabete e funzionalità renale. Nei contesti ospedalieri l’accuratezza ha superato il 90 %, e il test si è dimostrato comparabile alla puntura lombare.
Vantaggi clinici e prospettive future
- Diagnosi precoce: facilita l’individuazione dei casi nelle fasi iniziali, quando i trattamenti sono più efficaci.
- Minore invasività: sostituisce in gran parte la puntura lombare.
- Riduzione dei costi: risparmi stimati tra il 60 % e l’81 % rispetto ai test tradizionali.
- Scalabilità: può essere adottato in qualsiasi laboratorio clinico dotato del sistema automatizzato.
Limiti e raccomandazioni
La dottoressa Marc Suárez‑Calvet avverte che i risultati devono essere sempre interpretati da uno specialista e integrati in una valutazione neurologica completa. L’efficacia è leggermente inferiore nei pazienti ultraottantenni e in ambito di cure primarie, per i quali servono ulteriori studi.
Conclusioni
L’integrazione del test p‑tau217 nella pratica clinica potrebbe accelerare la diagnosi di Alzheimer, garantendo accesso equo alle cure e migliori protocolli di trattamento. Mentre sono necessari studi aggiuntivi per validare l’uso nelle diverse popolazioni, il nuovo esame del sangue rappresenta un passo avanti significativo nella lotta alle demenze.