Legionella, salvata 70 enne a Terni grazie all’uso dell’Ecmo

Brutto a dirsi ma questa estate sembra essere dominata dai virus, che si propagano senza sosta, complici anche le alte temperature e la frequentazione di luoghi estremamente affollati.

L’Oms proprio in queste ore ha lanciato l’allarme morbillo: l’Italia è uno dei tre paesi europei dove c’è il maggior numero di contagiati. Solo nei primi mesi di quest’anno si sono registrati casi superiori a quelli dell’ultimo decennio.

Il nord est invece si trova alle prese con il virus West Nile, che si sta diffondendo tra la popolazione e ha già mietuto quattro vittime, nonostante in generale non ci si accorga neppure di essere contagiati, dato che la sintomatologia assomiglia a quella di una normale sindrome parainfluenzale.

Ed ora, neppure per la prima volta quest’anno, ci troviamo a parlare di legionella: una donna di circa 70 anni di Amelia è stata salvata dai medici dell’ospedale di Terni con l’utilizzo dell’Ecmo, una tecnica salvavita di supporto cardiopolmonare che pochi centri in Italia sono in grado di utilizzare in particolare per le gravi insufficienze.

Il caso riguarda  una paziente di circa 70 anni che ha contratto il batterio della legionella durante una villeggiatura fuori regione.

La donna era giunta al Pronto soccorso di Terni, il 13 luglio scorso, con febbre, vomito e gravi problemi respiratori. Mentre gli esami di laboratorio confermavano la diagnosi di infezione da legionella, poiché le sue condizioni peggioravano rapidamente e l’assistenza respiratoria si stava rivelando inefficace, si è deciso di iniziare un’assistenza circolatoria mediante ECMO.

«Si tratta – spiegano Alessandro Pardini, direttore del dipartimento cardio-toraco-vascolare dell’ospedale di Terni, e Fabrizio Armando Ferilli, direttore della struttura di cardioanestesia – di un dispositivo che, attraverso l’uso della macchina cuore-polmone, permette la circolazione extracorporea cioè l’ossigenazione artificiale del sangue, in modo da  mantenere in vita un paziente, anche privo di funzionalità cardiaca o polmonare, mentre si attuano i trattamenti terapeutici più indicati per il recupero funzionale degli organi vitali».

Per fortuna, anche grazie a questa tecnica, la situazione respiratoria della paziente è nettamente migliorata ed è stato possibile procedere ad un progressivo svezzamento dalla macchina per poi iniziare il trattamento respiratorio riabilitativo.

Ricordiamo che la legionella è una malattia infettiva che colpisce l’apparato respiratorio, causata principalmente dal batterio Legionella pneumophila. Le legionelle, che esistono comunque in una cinquantina di specie batteriche diverse, si annidano nell’acqua e sono trasmesse attraverso l’acqua nebulizzata, per inalazione.

Fattori predisponenti la malattia sono l’età avanzata, il fumo di sigaretta, la presenza di malattie croniche, l’immunodeficienza. Il rischio di acquisizione della malattia è principalmente correlato alla suscettibilità individuale del soggetto esposto e al grado d’intensità dell’esposizione, rappresentato dalla quantità di Legionella presente e dal tempo di esposizione.

Dopo un periodo di incubazione variabile da 2 a 10 giorni (in media 5-6 giorni), si manifesta come una polmonite infettiva, con o senza manifestazioni extrapolmonari. Nei casi gravi può insorgere bruscamente con febbre, dolore toracico, dispnea, cianosi, tosse produttiva. Tra le complicanze della legionellosi vi possono essere: ascesso polmonare, empiema, insufficienza respiratoria, shock, coagulazione intravasale disseminata, porpora trombocitopenica e insufficienza renale.

Di legionella abbiamo parlato pochi giorni fa per l’epidemia scatenatasi a Bresso: cinque decessi, cinquantadue contagiati e quasi seicento campionature d’acqua, in cinquantuno abitazioni e in quarantasei spazi sensibili, compiute dai tecnici di Ats Milano è il bilancio finale del contagio in provincia di Milano.