Obama va a Hiroshima ma non chiede scusa

Antonio Capobianco

Obama va a Hiroshima ma non chiede scusaObama va a Hiroshima ma non chiede scusa.

Fra il 21 e il 28 maggio il Presidente Usa andrà in Asia e farà la storica visita a Hiroshima col primo Ministro Abe.

Il messaggio è di favorire la pace senza la proliferazione delle armi nucleari.

Ma, in effetti, se questo è il messaggio e questa è la volontà, si deve anche avere la forza, la credibilità e l’onestà intellettuale di chiedere scusa.

Anche se questo comporta mettere in discussione decenni di politiche americane non proprio protese verso la pace e senza dubbio espansioniste.

Dire che è stato un male necessario non è sufficiente. Ormai la storia ci insegna che il Giappone sia da un punto di vista bellico che da un punto di vista politico, sul finire della seconda guerra mondiale, era ormai una nazione che non aveva più nulla da dire.

I suoi alleati europei avevano perso, e l’impero del Sol Levante era rimasto isolato, da solo, nel Pacifico.

Quindi sganciare le bombe atomiche è stato un male e basta. E il Presidente Barak Obama, democratico, sul finire del proprio mandato, dovrebbe fare la cosa più semplice di tutte: chiedere scusa.

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