L’Europa non era certamente pronta ad affrontare una potenziale pandemia, non è pronta ad affrontarne le conseguenze economiche e sociali e, anche se è brutto dirlo, non sa cosa fare per fronteggiare la situazione che si è creata nelle ultime ore ai confini tra Grecia e Turchia.
E la situazione diventa sempre più drammatica: le autorità greche riferiscono infatti che sono circa 35mila “i tentativi di ingresso illegale” dalla Turchia impediti dalle polizia di frontiera di Atene dallo scorso fine settimana.
La polizia e l’esercito greco sparano proiettili di gomma e lacrimogeni ai migranti che cercano di entrare in Europa, dopo l’apertura della frontiera operata da Erdogan.

Come se non bastasse, fonti governative greche accusano la Turchia di aver compiuto “attacchi coordinati” per “aiutare i migranti ad attraversare la recinzione sulla linea di confine”. Atene denuncia inoltre che Ankara avrebbe fornito ai profughi cesoie per tagliare le recinzioni e passare più agevolmente.
Dal canto suo, Erdogan ha parlato di “almeno 5 migranti uccisi dalla polizia greca”, poi ha ribadito che non intende riaprire la discussione: “La questione è chiusa, ormai abbiamo aperto le porte. I profughi andranno fin dove possono: noi non cacciamo nessuno con la forza dal nostro Paese, queste persone se ne vanno di propria volontà”.
Quello che sta accadendo è purtroppo fin troppo chiaro: Erdogan è deciso a punire l’Europa soprattutto per il mancato appoggio in Siria contro il governo di Assad, sostenuto dal presidente russo Vladimir Putin, e l’Europa al momento non ha ancora deciso come reagire.