Come hanno più volte confermato anche i dati raccolti da World Bank riguardo alle aspettative di vita alla nascita, l’Italia si conferma uno dei paesi dalla qualità di vita più alta.
Il nostro paese si posiziona infatti al quarto posto a livello mondiale nel 2015 (gli ultimi dati che si hanno a disposizione), con 83,49 anni di aspettativa di vita, appena dopo Hong Kong (84,28), il Giappone (83,84) e l’altra regione amministrativa speciale della Cina, Macao (83,59).
Guardando alla distinzione di genere, nonostante 86 anni di aspettativa per le donne e 81,10 per gli uomini, a livello mondiale le donne italiane passano al sesto posto, superate da spagnole e francesi, mentre gli uomini italiani guadagnano una posizione rispetto alla statistica che non tiene conto del gender, portandosi al terzo posto dietro Hong Kong e Islanda.
Oltre che in Italia, c’è da dire però che in generale in tutta Europa si vive più a lungo: gli europei vivono di più e più in salute, e hanno guadagnato un anno di vita negli ultimi cinque anni.
Lo afferma l’ultimo rapporto sullo stato di salute del continente, pubblicato dall’ufficio europeo dell’Oms.
Secondo il documento, che monitora i progressi fatti nei 53 paesi monitorati riguardo agli obiettivi di salute per il 2020, l’Europa sta andando meglio del previsto nella riduzione della mortalità per le principali cause non infettive, dal diabete all’obesità, con un calo del 2% annuo, superiore all’1,5% richiesto.
La stessa organizzazione avverte però sulle numerose disparità tra i paesi e all’interno degli stessi, un problema che riguarda anche l’Italia.
Nello specifico, il tasso di fumatori rimane il più alto del mondo, con una persona su tre sopra i 15 anni che fuma, e metà della popolazione è sovrappeso o obesa, con un trend in salita.
Parallelamente la percentuale di casi di tumore in Europa risulta in aumento ma diminuisce il tasso di mortalità.
Il 2,4% della popolazione nei 53 Paesi della “regione Europa” dell’Oms ha avuto il cancro nel 2014, pari ad un incremento del 50% rispetto al 2000. Negli Stati nordici come la Svezia, la Norvegia, la Finlandia, la Danimarca e l’Islanda, la percentuale di casi di tumore è al 5% mentre è all’1,8% in 10 ex repubbliche sovietiche.
Nell’Unione europea, nel 2013, la percentuale di tumori era al 2,8%, con una maggiora diffusione tra le donne (2,9%) rispetto agli uomini (2,7%). I nuovi casi di tumore al seno sono saliti del 30% tra il 2000 e il 2014 quando sono stati registrati 110 casi ogni 100.000 donne. Il tasso di mortalità per tumore al seno, dagli anni Novanta, è diminuito a 20 vittime ogni 100.000 donne nel 2015, pari al 21% nell’Ue, dal 26,8% nel 2000.
Anche i tumori ai bronchi, alla trachea e ai polmoni presentano variazioni in seno alla “regione Europa”. In Francia, ad esempio, tra il 2000 e il 2015, sono raddoppiati da 47 a 70 casi ogni 100.000 persone, a fronte di un incremento dell’11% registrato in media nell’Ue.
“Il rapporto mostra che la maggior parte dei paesi sta facendo passi significativi – afferma Zsusanna Jakab, direttore regionale dell’Oms -. I progressi però non sono uniformi né tra i paesi né al loro interno, tra i generi e le diverse generazioni”.
Per quanto riguarda il nostro paese, l’Italia risulta il secondo paese più longevo del vecchio Continente alle spalle della Spagna, che si merita la prima posizione. In particolare, la Penisola ha registrato una riduzione considerevole della mortalità cardiovascolare.
L’Italia è tuttavia al quarto posto tra i paesi con il maggior tasso di obesità. Un altro dato preoccupante è quello riguardante la percentuale dei fumatori che, anche tra gli italiani, continua a essere assai elevata.