Vaccini, iniziano le scuole e la questione non è certo risolta

Dopo averne parlato più che in abbondanza durante questa estate, senza però nessuna soluzione o cambiamento concreto rispetto a quello che già si sapeva, le scuole sono al via e la “questione” vaccini continua a tener banco.

Iniziamo subito col dire che l’obbligo vaccinale non è stato abolito, per cui per l’anno scolastico 2018/19 resterà vigente secondo il calendario vaccinale di ciascuna coorte di nascita.

Tale legge prevede per l’iscrizione a scuola 10 vaccinazioni obbligatorie, ovvero quelle contro poliomielite, tetano, difterite, epatite B, Haemophilus influenzae B, pertosse, morbillo, parotite, rosolia e varicella. In mancanza di vaccinazioni sono previste delle sanzioni, in particolare l’esclusione da nidi e materne per i bambini tra gli 0 e i 6 anni e multe da 100 a 500 euro per i genitori dei ragazzi fino ai 16 anni.

La circolare Miur-Ministero della Salute ha però modificato in parte quanto previsto dalla legge Lorenzin, introducendo la possibilità di presentare la sola autocertificazione e non anche la documentazione attestante l’avvenuta vaccinazione, l’esonero o il differimento o la copia della prenotazione del vaccino all’ASL.

Una situazione confusa, secondo Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio: «Secondo la legge Lorenzin i bimbi per poter accedere a nidi e scuole dell’infanzia devono portare la certificazione dei vaccini fatti, secondo la circolare ministeriale è sufficiente l’autocertificazione. Questo crea una situazione di grande confusione all’avvio dell’anno scolastico».

I presidi, prosegue Rusconi, rischiano denunce, sia se il bambino viene ammesso a scuola solo con l’autocertificazione sia se non viene ammesso. «Servono indicazioni più chiare e precise – conclude -, altrimenti la confusione è inevitabile e a farne le spese sono presidi e famiglie».

Ed intanto continua a crescere il numero dei bambini non vaccinati accertati. Ad esempio, a Padova sono una settantina i piccoli non vaccinati che lunedì scorso non si sono presentati nei nidi e nelle materne.

In tutto il Veneto sono 18mila i bambini tra 0 e 6 anni “fuorilegge”. A Milano, a inizio agosto, il Comune ha inviato 600 mail a famiglie non in regola e il 20% ha già fatto le vaccinazioni.

A Brescia rischiano di rimanere a casa 82 bambini. A Bologna sono sospesi 136 bambini (90 nelle materne iniziate il 3 settembre, 46 nei nidi che però apriranno lunedì prossimo). In Trentino sono 500 i bambini iscritti alle scuole dell’infanzia (materne) non in regola con gli obblighi vaccinali.

Le Regioni cercano di contrastare il possibile stop all’obbligo. Lazio, Umbria, Marche e Toscana sono pronte ad approvare leggi che vanno in senso opposto, anche l’Emilia-Romagna si sta muovendo nella stessa direzione. Il Piemonte studia una normativa ad hoc, così come la Sardegna e la Campania.

Ma è il caos regna sovrano, mentre continuano a farsi sentire gli appelli disperati dei genitori dei bambini più deboli, quelli malati ed immunodepressi, che in una classe assieme a bambini non vaccinati rischiano addirittura la vita.

Ad esempio il Gazzettino in queste ore ha raccontato la storia di Andrea, nome di fantasia inventato dal giornale, un bambino di 8 anni che vive nel Trevigiano e che è riuscito a vincere la leucemia ma che ora rischia di morire per un virus “banale” che potrebbe prendere in una classe con bambini non vaccinati.

Il Gazzettino ha interpellato il direttore generale della Usl, Francesco Benazzi, che parla di «un caso che ancora non ci siamo trovati a dove affrontare concretamente. Effettivamente è una situazione che può porsi per un bambino che abbia superato un leucemia o per altro bambini immunodepressi: è opportuno che non frequentino altri piccoli non vaccinati». Ma che succederà ora? «Dobbiamo rispettare la normativa nazionale, non possiamo escludere i bambini non vaccinati dalle elementari, il caso è delicato e occorre trovare la migliore soluzione con la massima disponibilità».

Ricordiamo che in Veneto, e più in generale in tutto il Nord Est, la protesta «no vax» sembra avere dimensioni più pesanti rispetto al resto d’Italia. Le ispezioni dei Nas — in corso in tutta Italia — e i controlli incrociati operati dalle Asl, avrebbero già portato alla scoperta, nel Veneziano, di una ventina di autocertificazioni false.