Il certificato di conformità impianto elettrico è obbligatorio in Italia? La risposta è un forte e rassicurante sì. Non si tratta di una mera formalità burocratica, ma di un documento fondamentale che attesta la sicurezza e la regolarità dell’impianto in base alle norme tecniche vigenti. Ignorarlo significa non solo rischiare sanzioni, ma soprattutto mettere in serio pericolo l’incolumità delle persone e dell’immobile.
La Bussola Normativa: Il D.M. 37/2008
La normativa che stabilisce l’obbligo di questo certificato, tecnicamente noto come Dichiarazione di Conformità (spesso abbreviata in DiCo), è il Decreto Ministeriale 37 del 2008 (D.M. 37/08). Questo decreto ha sostituito la precedente Legge 46/90, definendo chiaramente le regole per la progettazione, l’installazione, la trasformazione e la manutenzione degli impianti all’interno degli edifici.
Il punto nevralgico è che ogni impianto elettrico nuovo o modificato in modo sostanziale deve essere accompagnato da questa dichiarazione. L’obiettivo primario del D.M. 37/08 è garantire che gli impianti siano realizzati “a regola d’arte”, rispettando le norme tecniche stabilite dal Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI), in particolare la celebre Norma CEI 64-8.

Quando il Certificato di Conformità Impianto Elettrico è Obbligatorio?
Non tutti gli interventi richiedono una nuova DiCo, ma è cruciale capire i casi specifici in cui il certificato di conformità impianto elettrico è obbligatorio per non incorrere in spiacevoli sorprese.
Ecco i tre scenari principali:
- Nuovi Impianti e Nuove Costruzioni: Ovviamente, la realizzazione di un impianto elettrico ex novo in una nuova abitazione o edificio, o l’installazione di nuovi impianti come quelli per la protezione contro le scariche atmosferiche, rende il certificato di conformità impianto elettrico obbligatorio.
- Ristrutturazioni, Ampliamenti o Trasformazioni Sostanziali: Qualsiasi intervento che modifichi in modo significativo la struttura, la potenza o lo schema funzionale di un impianto esistente richiede una nuova Dichiarazione di Conformità. Ad esempio, l’aggiunta di un nuovo quadro elettrico, la modifica delle linee principali, l’aumento della potenza impegnata (ad esempio, superando i 6 kW) o la messa a terra. La sostituzione di un semplice interruttore, invece, rientra nella manutenzione ordinaria e non richiede la DiCo.
- Vendita o Locazione dell’Immobile: Sebbene l’atto di compravendita non sia nullo in assenza della DiCo, il documento è fortemente richiesto nelle transazioni immobiliari. In fase di rogito, è un elemento che attesta la sicurezza e la regolarità dell’immobile. Un impianto non certificato può svalutare l’immobile fino al 15% del suo valore, come suggerito da alcune analisi del settore immobiliare. Inoltre, è un elemento richiesto per il rilascio del Certificato di Agibilità dell’edificio.
Chi Rilascia la DiCo e Cosa Contiene
La Dichiarazione di Conformità non può essere rilasciata da chiunque. Deve essere redatta e firmata dall’impresa installatrice abilitata, iscritta alla Camera di Commercio per quel tipo specifico di impianto (lettera A del D.M. 37/08 per gli impianti elettrici).
Questo è un punto chiave: l’installatore si assume la responsabilità legale del lavoro svolto, garantendo che sia stato realizzato a regola d’arte utilizzando materiali idonei e rispettando il progetto (dove obbligatorio).
Il documento non è solo un foglio, ma un fascicolo che include diversi allegati essenziali:
- Descrizione dei materiali utilizzati: Specifiche tecniche di cavi, interruttori e dispositivi di sicurezza.
- Schema dell’impianto: Un disegno che illustra la disposizione e la configurazione delle linee elettriche.
- Progetto (se richiesto): Per impianti più complessi (ad esempio, con potenza superiore a 6 kW o in luoghi soggetti a rischio di esplosione), è obbligatorio un progetto redatto da un professionista iscritto all’albo (ingegnere o perito industriale).
- Visura Camerale dell’impresa: Per dimostrare l’abilitazione legale dell’installatore.
Esempio Pratico
Pensiamo a un caso comune: una ristrutturazione pesante di un appartamento. L’elettricista rifà completamente l’impianto. Al termine dei lavori, egli non solo deve garantire il funzionamento, ma deve rilasciare la DiCo completa con tutti gli allegati. Il proprietario, a sua volta, ha l’obbligo di conservare il certificato di conformità insieme agli altri documenti dell’immobile e consegnarlo in caso di vendita o affitto.
Cosa Succede Senza Certificato? La Di.Ri. e le Sanzioni
Che succede se l’immobile è datato e il certificato di conformità impianto elettrico è introvabile o non è mai stato rilasciato? In questo caso, entra in gioco la Dichiarazione di Rispondenza (Di.Ri.).
La Di.Ri. è una sorta di “certificato retroattivo” e può essere rilasciata solo per gli impianti realizzati tra il 13 marzo 1990 (entrata in vigore della Legge 46/90) e il 27 marzo 2008 (entrata in vigore del D.M. 37/08).
Viene redatta da un professionista abilitato (come un perito industriale o un ingegnere) che esercita la professione da almeno cinque anni. Questo professionista, attraverso sopralluoghi e verifiche approfondite, attesta che l’impianto è comunque a regola d’arte secondo le norme vigenti all’epoca della sua costruzione.
Attenzione: Per gli impianti realizzati dopo il 27 marzo 2008, la Di.Ri. non è più un’opzione: l’unica via legale è l’ottenimento della Dichiarazione di Conformità originale o, in caso di non conformità, l’adeguamento dell’impianto.
Le Sanzioni Amministrative
La mancata osservanza degli obblighi previsti dal D.M. 37/08 comporta l’applicazione di sanzioni amministrative.
- Per l’impresa installatrice che non rilascia la DiCo, la sanzione può variare da 100 a 1.000 euro, a seconda della gravità e della complessità dell’impianto.
- Per il proprietario o committente che non richiede la certificazione o che utilizza un impianto realizzato da un’impresa non abilitata, le sanzioni sono più severe, potendo variare da 1.000 a 10.000 euro, in base a quanto previsto dalla normativa.
Oltre alle multe, il rischio più grande è la responsabilità civile e penale in caso di incidenti, come incendi (circa 2.500 incendi domestici all’anno in Italia sono causati da impianti elettrici non a norma, secondo dati dei Vigili del Fuoco) o elettrocuzione. L’assicurazione sulla casa, in assenza di un certificato di conformità impianto elettrico, potrebbe rifiutarsi di coprire i danni derivanti da un malfunzionamento dell’impianto stesso.
Manutenzione e Durata del Certificato
La DiCo non ha una scadenza prefissata. Tuttavia, la sua validità è strettamente legata alla manutenzione dell’impianto. La normativa impone che l’impianto sia mantenuto in condizioni di sicurezza nel tempo.
Ogni intervento di manutenzione straordinaria o modifica significativa rende necessaria una nuova DiCo parziale, che va allegata alla Dichiarazione di Conformità iniziale. L’obbligo del proprietario è quello di conservare il certificato di conformità con cura e garantire la manutenzione periodica, in particolare per la verifica della messa a terra e delle protezioni differenziali (salvavita), che il D.P.R. 462/01 rende obbligatorie in contesti lavorativi, ma che sono fondamentali anche in ambito domestico per la sicurezza.
In definitiva, la conformità dell’impianto elettrico è obbligatoria per legge e rappresenta il sigillo di garanzia sulla sicurezza della propria casa. Affidarsi a tecnici qualificati e pretendere la Dichiarazione di Conformità è l’unico modo per proteggere sé stessi, la propria famiglia e il valore del proprio patrimonio immobiliare.
FAQ – Domande Frequenti
Il certificato di conformità impianto elettrico è sempre necessario per la vendita di casa?
Sebbene l’assenza del certificato non annulli automaticamente il rogito, la sua presenza è fondamentale. Serve a tutelare l’acquirente e ad attestare la sicurezza. In mancanza, il venditore può essere costretto a fornire una Dichiarazione di Rispondenza (Di.Ri.) o a sopportare i costi per l’adeguamento o per una riduzione del prezzo pattuito.
Quanto costa ottenere la Dichiarazione di Conformità?
Il costo non è standard, in quanto è incluso nel preventivo complessivo dei lavori eseguiti dall’installatore abilitato. Per la sola redazione di una Dichiarazione di Rispondenza (Di.Ri.) su un impianto esistente, la cifra può variare mediamente tra i 200 e i 600 euro, a seconda della complessità dell’impianto e delle verifiche necessarie sul posto.
Posso affittare un immobile se il mio impianto elettrico non ha la DiCo?
Sì, ma con grandi cautele. La DiCo è un requisito di sicurezza e la sua mancanza espone il proprietario a responsabilità civili e penali in caso di incidenti all’inquilino causati da un impianto non a norma. È consigliabile fornire almeno una Di.Ri. per gli impianti più vecchi per limitare il rischio legale e tutelare l’affittuario.
La DiCo ha una data di scadenza?
No, la Dichiarazione di Conformità non scade; attesta la regolarità dell’impianto al momento della sua installazione o modifica. Tuttavia, ogni manutenzione straordinaria, ampliamento o trasformazione dell’impianto richiede una nuova DiCo che integri la precedente, mantenendo così l’impianto aggiornato e sicuro nel tempo.
