La Cina ha lanciato l’unità di base della sua stazione spaziale in un ambizioso progetto che consentirebbe a Pechino di garantire una presenza permanente di astronauti nello spazio.
L’unità “Tianhe” (Celestial Harmony), il primo dei tre componenti della stazione, è stata lanciata dal missile “Long March 5B” dal Wenchang Launch Center sull’isola equatoriale di Hainan (sud), secondo una trasmissione in diretta dal canale televisivo pubblico.
Il processo di assemblaggio della stazione spaziale cinese durerà più di un anno e condurrà una decina di missioni consecutive, inclusi quattro voli con equipaggio. La stazione dovrebbe diventare operativa nel 2022. La “Stazione spaziale cinese” (CSS) si muoverà in orbita terrestre bassa (a un’altitudine compresa tra 340 e 450 km) e sarà simile alla precedente stazione russa, “Mir“, che operato tra il 1986 e il 2001. Il suo periodo di funzionamento è stato fissato tra 10 e 15 anni.
La stazione peserà più di novanta tonnellate. Per fare un confronto, sarà tre volte più piccola della Stazione Spaziale Internazionale (ISS).
Il modulo “Tianhe“, che sarà la parte centrale della stazione cinese, è lungo 16,6 metri e largo 4,2 metri, e ospiterà gli astronauti durante la loro permanenza e il centro di controllo della stazione.
E la stazione cinese in orbita attorno alla Terra coesisterà con la Stazione Spaziale Internazionale, che dovrebbe continuare a funzionare per altri anni.
Pechino non mira a rendere la stazione cinese un luogo di cooperazione internazionale come la Stazione Spaziale Internazionale, ma ha annunciato di essere aperta alla cooperazione con l’esterno.
La Cina, che in passato non se la passava molto bene, ha investito miliardi nel suo programma spaziale per decenni per mettersi al passo con europei, russi e americani. L’anno scorso ha portato campioni dalla superficie della luna. Prevede di far atterrare un piccolo robot con ruote su Marte a maggio. E l’agenzia spaziale cinese ha annunciato il mese scorso di voler costruire una base sulla luna con la Russia.