FH: Il colesterolo alto silenzioso è molto comune

Il colesterolo alto “silenzioso” è più comune di quanto si pensi, lo afferma un nuovo studio.

Migliorare la conoscenza di una condizione genetica che fa salire i livelli di colesterolo potrebbe portare a un minor numero di persone che muoiono per malattie cardiache.

I risultati provengono da un nuovo e più accurato rapporto fino ad oggi, sullo stato globale dell’ipercolesterolemia familiare (FH), un killer nascosto che può colpire individui altrimenti sani indipendentemente dal loro stile di vita.

La FH è una condizione ereditaria che induce le persone ad avere livelli di colesterolo LDL più elevati del normale, comunemente indicato come colesterolo “cattivo“, esponendoli ad un maggior rischio di malattie cardiovascolari se la condizione non è trattata con farmaci che abbassano il colesterolo, come le statine.

Anche se una persona ha uno stile di vita sano, avere FH significa avere ancora un rischio molto più elevato di arterie ostruite che riducono il flusso di sangue al cuore e sono tipicamente associate ad una dieta a base di cibi grassi, fumo e uno stile di vita inattivo.

Colesterolo e la prevalenza sottostimata

In precedenza, tale condizione interessava orientativamente 1 persona su 500, ma nell’ultimo decennio è emerso che questa cifra ha sottostimato la vera incidenza di più della metà, con i ricercatori che attualmente invece informano che l’FH può colpire fino a 1 su 200-300 persone in tutto il mondo.

Ora, un consorzio internazionale (European Atherosclerosis Society Familial Hypercholesterolaemia Studies Collaboration – FHSC) guidato da ricercatori dell’Imperial College di Londra ha prodotto il quadro più preciso fino ad oggi sullo stato globale della condizione e su come è gestito.

Il rapporto, pubblicato in un’edizione speciale della rivista Atherosclerosis, rivela una maggiore prevalenza di FH nella popolazione globale, oltre a identificare una mancanza di informazioni sulla condizione e le lacune nel suo screening e del suo trattamento.

Il professor Kausik Ray, presidente in sanità pubblica (clinica) dell’Imperial’s School of Public Health e presidente della FHSC, che ha guidato lo studio, ha dichiarato: “Per la prima volta, siamo stati in grado di mostrare la vera scala di FH in termini di diffusione globale e quanto bene viene gestita”.

Molte persone sane potrebbero vivere le loro vite inconsapevoli di avere una condizione genetica di base che li espone a un rischio significativamente maggiore di attacchi cardiaci e malattie cardiovascolari, indipendentemente dai loro fattori di stile di vita“.

Dal 2015, i ricercatori principali di circa 70 paesi hanno aderito al FHSC, creando una rete internazionale ed un registro globale sull’FH, nei quali sono presenti oltre 11.000 pazienti in tutto il mondo fino ad ora.

Nel rapporto, pubblicato questa settimana, i ricercatori hanno raccolto dati da un totale di 63 paesi in tutto il mondo, concentrandosi su tre aspetti: informazioni disponibili sulla prevalenza di FH, programmi e iniziative per lo screening FH e la gestione della condizione in ogni dei paesi.

FH e colesterolo silenzioso: Le informazioni sono carenti

FH e colesterolo silenzioso Le informazioni sono carenti

Tra i principali risultati del gruppo vi sono le informazioni sulla prevalenza di FH che mancano nella maggior parte dei paesi, con tassi bassi di identificazione FH riportati universalmente; eventuali programmi di educazione per migliorare la consapevolezza e la conoscenza di FH sono una priorità riconosciuta.

I ricercatori hanno scoperto che solo in alcuni paesi sono disponibili adeguate capacità di screening genetico, con molti programmi supportati a livello locale o regionale piuttosto che a livello nazionale e che spesso mancano di supporto.

Il loro studio ha dimostrato che le statine ad alta intensità, ovvero il trattamento standard per l’FH, sono disponibili in tutte le nazioni esaminate, ma che la sottostima delle quantità era comune e che il costo dei farmaci non era universalmente coperto dai sistemi sanitari.

Oltre al trattamento con statine basale, i ricercatori hanno anche esaminato la disponibilità di tre terapie aggiuntive per FH: ezetimibe, inibitori PCSK9 e aferesi delle lipoproteine.

Lo studio rivela che l’ezetimibe era disponibile in tutti i paesi studiati tranne quattro, mentre gli inibitori PCSK9 erano disponibili in quasi due terzi dei paesi. L’aferesi delle lipoproteine, che rimuove fisicamente l’eccesso dal sangue del paziente in un processo simile alla dialisi, era invece disponibile in circa il 60% dei paesi esaminati.

Nel Regno Unito, si stima che venga diagnosticato meno del 20% dei casi di FH, commentando i risultati, la dott.ssa Martina De Marco, della School of Public Health e coautore della ricerca, ha dichiarato:

Questo rapporto ha mostrato chiare lacune nelle conoscenze e nelle informazioni disponibili su FH in tutto il mondo. La condizione universalmente, compresa la comprensione delle differenze tra le diverse regioni, oltre a migliorare l’accesso ai trattamenti e il finanziamento dei programmi sanitari per affrontare la FH, sono priorità chiave“.

Il dott. Antonio J. Vallejo-Vaz, della School of Public Health e coautore del rapporto, ha aggiunto:

Questo studio identifica una chiara necessità di migliorare lo screening per FH, così come lo screening per i familiari dei soggetti colpiti, prima si ha la possibilità di identificare i pazienti, prima possiamo intervenire, offrendo consigli su cambiamenti nella dieta e nello stile di vita, o prescrivendo farmaci preventivi, come statine e inibitori PCSK9,  per ridurre i livelli di colesterolo e ridurre il rischio di malattie cardiovascolari a lungo termine. I risultati di questo sondaggio potrebbero infine aiutare a informare la politica della sanità pubblica su FH.

Il professor Lale Tokgozoglu, presidente della European Atherosclerosis Society, ha commentato invece:

FHSC è il più grande rapporto fino ad oggi sullo stato globale dell’ipercolesterolemia familiare e fornirà un’enorme quantità di informazioni”

Questi dati aiuteranno a implementare le migliori pratiche in molti paesi: comprendere la malattia ci aiuterà a combatterla meglio. Gli stati lavoreranno per migliorare i risultati nei pazienti e contribuire a costruire politiche nazionali per la salute del cuore“.

tratto da: Imperial College London