Deroghe art 33 codice deontologico assistente sociale

Antonio Capobianco

L’articolo 33 del Codice Deontologico dell’Assistente Sociale rappresenta una pietra miliare nell’etica professionale di questa figura cruciale nel tessuto sociale. Esso sancisce principi fondamentali come il rispetto della persona, l’autodeterminazione e la riservatezza, pilastri imprescindibili per un intervento sociale efficace e rispettoso. Ma cosa succede quando questi principi, pur sacrosanti, si scontrano con la complessità e le sfumature della realtà operativa? È qui che entra in gioco il concetto di “deroga”, una possibilità prevista dal Codice stesso, ma da maneggiare con estrema cautela e consapevolezza.

Deroghe art 33 codice deontologico assistente sociale
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L’Articolo 33: Un Baluardo Etico

Prima di addentrarci nel tema delle deroghe, è fondamentale comprendere appieno la portata dell’articolo 33. Questo articolo, cuore pulsante del codice deontologico, definisce i doveri dell’assistente sociale nei confronti dell’utente, ponendo al centro la sua dignità e i suoi diritti inalienabili. Tra i principi cardine troviamo:

  • Rispetto e Accoglienza: L’assistente sociale è tenuto ad accogliere e rispettare ogni persona, senza discriminazioni di sorta, riconoscendone il valore unico e irripetibile.
  • Autodeterminazione: Ogni individuo ha il diritto di decidere autonomamente per sé stesso, e l’assistente sociale deve promuovere e sostenere questo processo decisionale, anche quando le scelte dell’utente appaiono divergenti rispetto al parere professionale.
  • Riservatezza: La riservatezza sulle informazioni personali dell’utente è un dovere imprescindibile. L’assistente sociale deve tutelare la privacy dell’utente, garantendo che le informazioni raccolte siano utilizzate esclusivamente per finalità professionali e nel suo esclusivo interesse.

Questi principi, declinati nell’articolo 33, costituiscono la bussola etica che guida l’assistente sociale nel suo agire quotidiano. Essi rappresentano la garanzia per l’utente di un intervento professionale improntato al rispetto, alla fiducia e alla tutela dei suoi diritti fondamentali.

La Deroga: Un’Eccezione Motivata

Nonostante la centralità dell’articolo 33, il Codice Deontologico prevede la possibilità di deroghe, ovvero eccezioni motivate e circostanziate all’applicazione di alcune norme. La deroga non è un “via libera” alla violazione dei principi etici, bensì uno strumento da utilizzare con estrema prudenza in situazioni eccezionali, dove l’applicazione rigida di una norma potrebbe generare conseguenze negative o contrastare con altri principi etici di pari importanza.

La deroga all’articolo 33 non è mai una decisione unilaterale e arbitraria dell’assistente sociale. Essa deve essere:

  • Motivata: La decisione di derogare deve essere sorretta da solide motivazioni, basate su un’attenta analisi della situazione specifica e dei principi etici in conflitto.
  • Circostanziata: La deroga deve essere limitata al caso specifico e non può essere estesa a situazioni analoghe senza una nuova e approfondita valutazione.
  • Trasparente: La decisione di derogare, le motivazioni e i limiti della deroga devono essere documentati e, ove possibile, condivisi con l’utente e con l’équipe professionale.
  • Responsabilmente Assunta: La responsabilità della deroga ricade interamente sull’assistente sociale, che deve essere in grado di giustificare la propria decisione di fronte alla comunità professionale e, in ultima istanza, di fronte alla propria coscienza etica.

Quando è Ammissibile la Deroga? Esempi e Riflessioni

Ma quali sono le situazioni in cui una deroga all’articolo 33 può essere considerata ammissibile? Non esiste un elenco esaustivo, poiché ogni situazione è unica e richiede una valutazione caso per caso. Tuttavia, possiamo individuare alcune aree in cui la riflessione sulla deroga si fa più pressante:

  • Tutela di Terzi: Il principio di riservatezza, pur fondamentale, potrebbe essere derogato in situazioni in cui la mancata divulgazione di informazioni potrebbe mettere a rischio l’incolumità o la vita di terzi. Si pensi, ad esempio, a situazioni di violenza domestica o di rischio per minori, dove la segnalazione alle autorità competenti potrebbe essere necessaria anche senza il consenso dell’utente, per tutelare soggetti vulnerabili.
  • Incapacità dell’Utente: In situazioni di incapacità dell’utente di esprimere un valido consenso (ad esempio, a causa di gravi disturbi psichici o decadimento cognitivo), l’assistente sociale potrebbe trovarsi nella necessità di agire nel “miglior interesse” della persona, anche derogando al principio di autodeterminazione. In questi casi, è cruciale la collaborazione con figure tutelari (tutore, amministratore di sostegno) e l’équipe multidisciplinare per garantire una decisione il più possibile rispettosa della dignità e dei desideri (ove noti) dell’utente.
  • Obblighi di Legge: In alcuni casi, la legge impone all’assistente sociale obblighi di segnalazione o di collaborazione con l’autorità giudiziaria che potrebbero entrare in conflitto con il principio di riservatezza. Anche in queste situazioni, la deroga deve essere attentamente valutata, cercando il punto di equilibrio tra l’adempimento degli obblighi legali e la tutela dei diritti dell’utente.
  • Situazioni di Emergenza: In situazioni di grave emergenza sociale o sanitaria, l’assistente sociale potrebbe trovarsi nella necessità di derogare temporaneamente ad alcune norme dell’articolo 33 per garantire interventi tempestivi ed efficaci a tutela della persona o della comunità. Anche in questi casi, la deroga deve essere proporzionata alla gravità della situazione e limitata al tempo strettamente necessario per fronteggiare l’emergenza.

Deroga e Responsabilità Professionale

È fondamentale sottolineare che la deroga all’articolo 33 non è mai una decisione semplice o indolore. Essa pone l’assistente sociale di fronte a un dilemma etico complesso, che richiede una profonda riflessione, un confronto con i colleghi e, ove necessario, una consulenza con esperti di deontologia professionale.

La decisione di derogare comporta sempre un rischio: quello di ledere la fiducia dell’utente, di minare la relazione professionale e di compromettere l’efficacia dell’intervento sociale. Per questo motivo, la deroga deve essere considerata come ultima ratio, da utilizzare solo quando non esistono alternative praticabili e quando il mancato ricorso alla deroga potrebbe generare conseguenze eticamente inaccettabili.

L’assistente sociale che si trova di fronte alla necessità di valutare una deroga deve interrogarsi profondamente:

  • Quali sono i principi etici in conflitto?
  • Quali sono le possibili conseguenze di una deroga e di una mancata deroga?
  • Esistono alternative alla deroga che possano conciliare i principi in conflitto?
  • La decisione di derogare è proporzionata alla situazione e al fine che si intende perseguire?
  • Sono in grado di giustificare pubblicamente la mia decisione di deroga?

Solo attraverso un processo di riflessione rigoroso e responsabile, l’assistente sociale può assumere una decisione di deroga che sia eticamente fondata e professionalmente giustificabile.

Conclusioni: Etica, Flessibilità e Responsabilità

Le deroghe all’articolo 33 del Codice Deontologico dell’Assistente Sociale non rappresentano una “scappatoia” per aggirare le norme etiche, bensì uno strumento, seppur delicato, per affrontare la complessità della realtà operativa. In un mondo in cui le situazioni sociali sono sempre più intricate e sfaccettate, la capacità di coniugare principi etici fondamentali con la flessibilità e l’adattabilità è cruciale per un intervento sociale efficace e responsabile.

L’articolo 33 rimane la stella polare dell’etica professionale dell’assistente sociale, ma la bussola della deroga può essere utilizzata, con estrema cautela e consapevolezza, per navigare in acque eticamente complesse, sempre con l’obiettivo primario di tutelare il benessere e i diritti delle persone che si rivolgono ai servizi sociali. La responsabilità di utilizzare correttamente questo strumento delicato ricade interamente sulle spalle dell’assistente sociale, chiamato a essere non solo un professionista competente, ma anche un individuo dotato di profonda coscienza etica.

Fonti:

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Nel complesso e dinamico mondo del servizio sociale, gli assistenti sociali si trovano quotidianamente a navigare situazioni umane intricate, delicate e spesso cariche di implicazioni etiche. Per orientarsi in questo mare magnum di responsabilità, la professione si dota di una bussola fondamentale: il Codice Deontologico. Questo documento, pilastro della professione, definisce i principi e i valori guida, delineando la condotta professionale corretta da tenere nei confronti di utenti, colleghi e della società intera.

All’interno di questo Codice, l’Articolo 33 riveste un ruolo cruciale. Esso pone l’accento sulla promozione di una cultura della solidarietà e della sussidiarietà, valori cardine per la costruzione di una società inclusiva e rispettosa. L’articolo sottolinea l’importanza di favorire la partecipazione attiva dei cittadini e di riconoscere il ruolo primario della famiglia come risorsa fondamentale. In sintesi, l’Articolo 33 delinea l’assistente sociale come un promotore attivo del benessere comunitario, un facilitatore di reti sociali e un sostenitore del nucleo familiare.

Ma cosa succede quando l’aderenza rigorosa a un articolo del Codice, pur nobile nei suoi intenti, si scontra con la complessità di una situazione reale? È qui che entra in gioco il concetto di deroga. La deroga, in termini deontologici, rappresenta una eccezione motivata e giustificata alla norma, una flessibilità necessaria per adattare i principi etici generali alle specificità di ogni singolo caso.

Deroghe: Un’Anomalia Necessaria?

Parlare di deroghe al Codice Deontologico può generare un senso di allarme. Non rischia di minare l’integrità stessa del sistema etico? In realtà, la possibilità di derogare a determinate norme non è un segno di debolezza, bensì di maturità e realismo del Codice stesso. Un sistema etico rigido e inflessibile, incapace di adattarsi alle sfumature del reale, risulterebbe inefficace e, paradossalmente, meno etico.

Le deroghe, quindi, non sono “licenze” per aggirare le regole a piacimento, ma piuttosto strumenti delicati da utilizzare con estrema cautela e consapevolezza. Esse rappresentano la consapevolezza che l’etica professionale non è un insieme di dogmi immutabili, ma un processo dinamico e contestuale, che richiede un costante bilanciamento tra principi generali e responsabilità individuali.

L’Articolo 33 e le Possibili Deroghe: Focus sulla Riservatezza e il Segreto Professionale

Sebbene l’Articolo 33 si concentri sulla promozione della solidarietà e della sussidiarietà, il tema delle deroghe nel Codice Deontologico dell’Assistente Sociale è spesso associato ad un altro aspetto cruciale: il segreto professionale e la riservatezza. Questo tema, pur non essendo esplicitamente trattato nell’Articolo 33, è strettamente connesso alla responsabilità dell’assistente sociale di tutelare il benessere degli individui e della comunità, principio fondante anche dell’Articolo 33 stesso.

Il Codice Deontologico pone un forte accento sulla tutela della privacy e del segreto professionale, elementi imprescindibili per costruire un rapporto di fiducia tra assistente sociale e utente. Tuttavia, esistono situazioni limite in cui la rigida osservanza del segreto professionale potrebbe entrare in conflitto con altri principi etici altrettanto importanti, come la tutela della vita e dell’incolumità di individui vulnerabili.

In questi casi eccezionali, il Codice Deontologico prevede la possibilità di derogare al segreto professionale, ma solo a determinate condizioni, rigorosamente definite e limitate. Queste deroghe non sono arbitrarie, ma rispondono a precise fattispecie, elencate con chiarezza per evitare interpretazioni ambigue e abusi.

Quando è Possibile Derogare al Segreto Professionale?

Le principali casistiche in cui è ammessa la deroga al segreto professionale, come delineate dal Codice Deontologico e riprese da autorevoli fonti del settore come DiDiritto, includono:

  • Rischio di grave danno alla persona o a terzi, in particolare minori o incapaci: Questa è la casistica più frequente e delicata. Se l’assistente sociale viene a conoscenza di informazioni che fanno presagire un rischio concreto e imminente di danno grave per l’utente stesso o per altre persone (soprattutto se vulnerabili come minori o persone incapaci di intendere e di volere), la deroga al segreto professionale diventa non solo lecita, ma doverosa. In questi casi, la tutela della vita e dell’incolumità prevale sul principio della riservatezza. È fondamentale sottolineare che il rischio deve essere grave, concreto e attuale, non ipotetico o potenziale.
  • Formale espressione di volontà dell’interessato o del suo legale rappresentante, informato delle conseguenze della rivelazione: In alcune circostanze, è l’utente stesso, pienamente consapevole delle implicazioni, a chiedere all’assistente sociale di rivelare informazioni coperte dal segreto professionale. Anche in questo caso, la deroga è ammessa, ma solo dopo aver informato chiaramente l’utente delle conseguenze della sua decisione e averne ottenuto un consenso esplicito e informato. Questo principio sottolinea l’importanza dell’autodeterminazione dell’utente e del rispetto della sua volontà.
  • Rischio grave per l’incolumità dell’assistente sociale: La tutela dell’incolumità fisica e psichica dell’assistente sociale è un altro motivo valido per derogare al segreto professionale. Se, ad esempio, l’assistente sociale si trova in una situazione di minaccia o pericolo a causa delle informazioni in suo possesso, può essere necessario rivelare tali informazioni per proteggere se stesso. Anche in questo caso, la deroga deve essere proporzionata al rischio e limitata allo stretto necessario per garantire la sicurezza dell’operatore.
  • Esercizio del proprio diritto di difesa nei procedimenti giudiziari, disciplinari o sanzionatori: Qualora l’assistente sociale si trovi coinvolto in un procedimento legale, disciplinare o sanzionatorio, può essere necessario rivelare informazioni coperte dal segreto professionale per esercitare il proprio diritto di difesa. Anche in questo caso, la deroga è limitata allo stretto necessario per tutelare la posizione dell’assistente sociale nel procedimento in corso.

Deroghe e Responsabilità: Un Equilibrio Delicato

È fondamentale ribadire che le deroghe al Codice Deontologico, e in particolare al segreto professionale, rappresentano eccezioni e non la regola. La decisione di derogare non deve mai essere presa alla leggera, ma frutto di un’attenta valutazione della situazione, di una ponderazione dei principi etici in conflitto e di una responsabilità professionale non indifferente.

L’assistente sociale che si trova di fronte a una situazione che potrebbe giustificare una deroga deve agire con estrema prudenza, seguendo un processo decisionale rigoroso che includa:

  1. Raccolta di informazioni accurate e complete: Prima di prendere qualsiasi decisione, è fondamentale avere un quadro chiaro e dettagliato della situazione, raccogliendo tutte le informazioni pertinenti e verificando la loro attendibilità.
  2. Consultazione e supervisione: Nei casi complessi, è sempre consigliabile consultarsi con colleghi esperti, con il proprio Ordine professionale o con figure di supervisione. Il confronto con altri professionisti può aiutare a valutare la situazione da diverse prospettive e a prendere una decisione più ponderata e consapevole.
  3. Documentazione accurata: Ogni decisione di deroga, e le motivazioni che l’hanno giustificata, devono essere accuratamente documentate nella cartella dell’utente e in eventuali report interni. La trasparenza e la tracciabilità del processo decisionale sono fondamentali per garantire la correttezza e la responsabilità dell’azione professionale.
  4. Proporzionalità e minimizzazione del danno: Anche quando la deroga è giustificata, l’assistente sociale deve sempre limitare al minimo la rivelazione di informazioni riservate, comunicando solo quanto strettamente necessario per raggiungere lo scopo prefissato (tutela del rischio, difesa personale, ecc.). Il principio di proporzionalità è essenziale per bilanciare la deroga con il rispetto della privacy dell’utente.

Conclusioni: Etica Dinamica e Responsabilità Professionale

Le deroghe all’Articolo 33, e più in generale al Codice Deontologico dell’Assistente Sociale, ci ricordano che l’etica professionale non è un sistema statico e immutabile, ma un organismo vivo e dinamico, che si adatta e si evolve in risposta alle sfide e alle complessità del mondo reale.

La possibilità di derogare a determinate norme non è un segno di cedimento etico, ma piuttosto la dimostrazione di una profonda consapevolezza della natura umana e della complessità delle situazioni sociali. Essa richiede agli assistenti sociali una maturità professionale, una solida preparazione etica e un senso di responsabilità ancora maggiore.

In definitiva, la gestione delle deroghe nel Codice Deontologico dell’Assistente Sociale non è un compito semplice, ma rappresenta una parte integrante e fondamentale della professione. Essa richiede un equilibrio costante tra l’aderenza ai principi generali e la capacità di adattarli, con intelligenza e umanità, alle specificità di ogni singolo caso, sempre con l’obiettivo primario di tutelare il benessere degli individui e della comunità.

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