Fa parte dei servizi sociali, una figura professionale emerge per la sua capacità di costruire ponti tra individui, famiglie e risorse: l’assistente sociale. Questi professionisti, con la loro competenza e umanità, si trovano quotidianamente ad affrontare storie di vita complesse, vulnerabilità e bisogni spesso inespressi. Al centro della loro missione, come un faro guida, risiede un principio cardine: il segreto professionale.
Ma cosa significa realmente il segreto professionale per un assistente sociale? Perché è così cruciale e come si declina nella pratica quotidiana?

Oltre la Riservatezza: Il Segreto Professionale come Diritto e Dovere
Spesso confuso con la semplice riservatezza, il segreto professionale dell’assistente sociale va ben oltre. Non si tratta solo di un obbligo morale o di una norma deontologica, ma di un vero e proprio diritto-dovere. È un diritto dell’utente del servizio sociale, che ha la facoltà di confidarsi e aprirsi senza timore che le informazioni personali vengano divulgate impropriamente. Allo stesso tempo, è un dovere inderogabile per l’assistente sociale, che si impegna a tutelare la privacy e la dignità della persona assistita.
Come sottolinea l’Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali (CNOAS), il segreto professionale è un elemento essenziale per costruire una relazione di fiducia tra assistente sociale e utente. Senza questa fiducia, sarebbe impossibile instaurare un dialogo aperto e sincero, comprendere appieno i bisogni e progettare interventi efficaci. (Fonte: Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali)
Il segreto professionale, quindi, non è un mero tecnicismo, ma il fondamento etico su cui si basa l’intera professione. È la garanzia che le informazioni sensibili, spesso dolorose e intime, condivise durante un colloquio o un percorso di aiuto, rimarranno protette e utilizzate esclusivamente per il bene della persona assistita.
Cosa Rientra nel Segreto Professionale? Un Perimetro Ampio e Definito
L’ambito del segreto professionale è ampio e ben definito. Riguarda tutto ciò che l’assistente sociale viene a sapere nell’esercizio della sua professione, sia direttamente dall’utente, sia indirettamente attraverso documenti, colleghi o altri professionisti coinvolti. Questo include:
- Informazioni personali: dati anagrafici, situazione familiare, condizione economica, stato di salute, orientamento sessuale, credo religioso, opinioni politiche, ecc.
- Motivazioni della richiesta di aiuto: le ragioni che spingono una persona a rivolgersi ai servizi sociali, le difficoltà che sta affrontando, i problemi che la affliggono.
- Contenuto dei colloqui: ciò che viene detto durante gli incontri, le confidenze, le emozioni espresse, i vissuti personali.
- Documentazione: relazioni, verbali, progetti di intervento, valutazioni, e qualsiasi altro documento prodotto o acquisito dall’assistente sociale.
- Informazioni provenienti da terzi: notizie, segnalazioni, pareri di altri professionisti, familiari, conoscenti, ecc.
In sostanza, ogni informazione che possa identificare o rendere riconoscibile la persona assistita e che sia legata al rapporto professionale è coperta dal segreto.
Le Deroghe al Segreto Professionale: Quando e Perché è Possibile Infrangerlo
Sebbene il segreto professionale sia un principio inderogabile, esistono limitate e ben precise eccezioni in cui è consentito, e a volte obbligatorio, infrangerlo. Queste deroghe sono previste dalla legge e dal Codice Deontologico degli Assistenti Sociali e sono sempre motivate dalla necessità di tutelare interessi superiori, come la vita, l’integrità fisica o psichica della persona assistita o di terzi, in particolare minori e persone vulnerabili.
Le principali deroghe al segreto professionale sono:
- Consenso informato dell’utente: se l’utente esprime esplicitamente il consenso alla divulgazione di specifiche informazioni, l’assistente sociale può venir meno al segreto, sempre nel rispetto della volontà e dell’interesse della persona assistita.
- Obbligo di segnalazione o denuncia: in determinate situazioni previste dalla legge, come ad esempio in caso di reati perseguibili d’ufficio (maltrattamenti, abusi su minori, violenza domestica, ecc.) o di situazioni di grave pericolo per l’utente o per altri, l’assistente sociale ha l’obbligo di segnalare o denunciare la situazione alle autorità competenti. In questi casi, la legge prevale sul segreto professionale.
- Stato di necessità: in situazioni eccezionali e urgenti, in cui sia necessario agire immediatamente per evitare un danno grave e imminente alla persona assistita o a terzi, l’assistente sociale può rivelare le informazioni strettamente necessarie per far fronte all’emergenza.
- Testimonianza in giudizio: in alcuni casi, l’assistente sociale può essere chiamato a testimoniare in tribunale. Tuttavia, anche in questa situazione, il segreto professionale è tutelato e l’assistente sociale può opporsi a rispondere a domande che violino il segreto, salvo che il giudice non disponga diversamente per motivi di giustizia.
È fondamentale sottolineare che le deroghe al segreto professionale sono sempre interpretate in modo restrittivo e devono essere motivate e documentate con attenzione. L’assistente sociale deve sempre valutare attentamente la situazione, soppesare gli interessi in gioco e agire con la massima prudenza e responsabilità, cercando di minimizzare il più possibile la violazione del segreto e tutelando al massimo la dignità e la privacy della persona assistita.
Il Segreto Professionale nell’Era Digitale: Nuove Sfide e Responsabilità
L’avvento dell’era digitale e l’utilizzo sempre più diffuso di strumenti informatici e telematici nella professione di assistente sociale pongono nuove sfide e responsabilità in relazione al segreto professionale. La dematerializzazione dei documenti, la comunicazione via email o messaggistica, l’utilizzo di piattaforme online per la gestione dei casi e la condivisione di informazioni, se da un lato possono facilitare il lavoro e migliorare l’efficienza dei servizi, dall’altro lato aumentano i rischi di violazione del segreto professionale.
È quindi fondamentale adottare tutte le misure di sicurezza necessarie per proteggere i dati personali degli utenti, sia a livello tecnologico (password robuste, crittografia, firewall, ecc.) sia a livello organizzativo (procedure interne, formazione del personale, ecc.). Inoltre, è necessario prestare particolare attenzione alla comunicazione online, evitando di inviare informazioni sensibili via email non protetta o di utilizzare piattaforme non sicure.
L’Ordine Nazionale degli Assistenti Sociali raccomanda di utilizzare sempre canali di comunicazione sicuri e criptati per lo scambio di informazioni sensibili e di sensibilizzare gli utenti sui rischi connessi all’utilizzo di internet e dei social media in relazione alla privacy e alla protezione dei dati personali. (Fonte: CNOAS – Linee guida per l’utilizzo delle tecnologie digitali)
Conclusioni: Il Segreto Professionale, Garanzia di Umanità e Professionalità
In conclusione, il segreto professionale dell’assistente sociale non è solo un obbligo giuridico o deontologico, ma un valore etico fondamentale che permea l’intera professione. È la garanzia di fiducia che permette agli utenti di aprirsi e chiedere aiuto senza timore, è la condizione necessaria per costruire relazioni significative e interventi efficaci, è la testimonianza di umanità e professionalità che contraddistingue il lavoro dell’assistente sociale.
Oggi la privacy è costantemente minacciata, il segreto professionale dell’assistente sociale assume un valore ancora maggiore. È un baluardo a difesa della dignità e dei diritti delle persone più vulnerabili, un principio irrinunciabile per un servizio sociale autenticamente umano e rispettoso.