Migrazione planetaria, ecco perchè mancano dei pianeti

Antonio Capobianco

Un nuovo modello che tiene conto dell’interazione delle forze che agiscono sui pianeti appena nati potrebbe spiegare alcune singolari osservazioni planetarie.

Due osservazioni sconcertanti che sono apparse ripetutamente tra gli oltre 3.800 sistemi planetari finora catalogati.

Uno degli enigmi, noto come “valle del raggio“, si riferisce alla rarità degli esopianeti con un raggio di circa 1,8 volte quello della Terra. La navicella spaziale Kepler della NASA ha osservato pianeti di queste dimensioni 2-3 volte meno spesso di quanto ha osservato super-Terre con raggi circa 1,4 volte quello della Terra e mini-Nettuno con raggi circa 2,5 volte maggiori di quello della Terra.

Migrazione planetaria ecco perche mancano dei pianeti
foto@Pixabay

Il secondo mistero, noto come “piselli in un baccello“, riguarda pianeti vicini di dimensioni simili che sono stati trovati in centinaia di sistemi planetari. Questi includono TRAPPIST-1 e Kepler-223.

Penso che siamo i primi a spiegare la valle del raggio utilizzando un modello di formazione dei pianeti e di evoluzione dinamica che tiene conto in modo coerente di molteplici vincoli osservativi“, ha affermato André Izidoro della Rice University, autore dello studio pubblicato su The Astrophysical Journal Letters.

I modelli di migrazione planetaria sono stati utilizzati per studiare i sistemi planetari che hanno mantenuto le loro catene orbitali risonanti. Ad esempio, Izidoro e colleghi di CLEVER Planets hanno utilizzato un modello di migrazione nel 2021 per calcolare la quantità massima di perturbazione che il sistema di sette pianeti di TRAPPIST-1 avrebbe potuto subire durante il bombardamento e preservare la sua struttura orbitale armonica.

I pianeti hanno due forme

La migrazione di giovani pianeti verso le loro stelle ospiti crea sovraffollamento e spesso si traduce in collisioni catastrofiche che spogliano i pianeti delle loro atmosfere ricche di idrogeno“, ha detto Izidoro.

Ciò significa che gli impatti giganti, come quello che ha formato la nostra luna, sono probabilmente il risultato della formazione del pianeta“.

La ricerca suggerisce che i pianeti si presentano in due forme, super-Terre che sono secche, rocciose e il 50% più grandi della Terra, e mini-Nettuno che sono ricche di ghiaccio d’acqua e circa 2,5 volte più grandi della Terra.

Izidoro ha affermato che le nuove osservazioni sembrano supportare i risultati, che sono in conflitto con la visione tradizionale secondo cui sia le super-Terre che i mini-Nettuno sono esclusivamente mondi aridi e rocciosi, come riporta Phys.org.

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