OMS lancia allarme per lo streptococco del gruppo B

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) chiede lo sviluppo di un vaccino contro lo streptococco di gruppo B.

Si ritiene che questo batterio sia coinvolto nella morte di circa 150.000 bambini ogni anno.

Lo streptococco di gruppo B (GBS) è un tipo di batterio che causa gravi infezioni nei neonati. In media, il 15% delle donne in gravidanza porta l’agente patogeno nell’organismo.

Questi ultimi possono poi essere trasmessi ai neonati durante la gravidanza, il parto o nelle prime settimane di vita. I tassi di GBS materni sono più alti nell’Africa subsahariana (quasi la metà del carico globale).

Ci sono due forme distinte: malattia precoce e malattia tardiva.

Le persone colpite dal primo mostrano segni di letargia, irritabilità, bassa pressione sanguigna, polmonite, sepsi (infezione del sangue) e temperatura, frequenza cardiaca o respirazione anormali.

Le persone colpite dalla seconda sembrano all’inizio sane, ma sviluppano rapidamente i sintomi dopo una settimana di vita (febbre, difficoltà a mangiare, letargia o irritabilità e problemi respiratori in particolare).

Questi sintomi possono peggiorare al punto da mettere in pericolo la vita dei bambini.

Nel 2017, un rapporto pubblicato ha suggerito che lo streptococco di gruppo B provoca quasi 100.000 morti neonatali e quasi 50.000 nati morti ogni anno.

All’epoca, i ricercatori hanno evidenziato diverse lacune nei dati, suggerendo che i numeri effettivi potrebbero essere più grandi. Un nuovo studio conferma questi sospetti.

Secondo questo rapporto pubblicato il 2 novembre dall’OMS, lo streptococco di gruppo B è effettivamente responsabile della morte di almeno 150.000 neonati.

Il rapporto evidenzia anche quasi altrettanti nati morti all’anno come precedentemente stimato (circa 46.000). Inoltre, queste sono stime “basse”. In altre parole, è possibile che questi numeri siano anche più alti del previsto.

Questa nuova ricerca mostra che lo streptococco di gruppo B è una minaccia importante e sottovalutata per la sopravvivenza e il benessere dei neonati, con effetti devastanti per tante famiglie in tutto il mondo“, scrive l’Organizzazione in una nota.

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