Alimenti ultraprocessati: lo studio che collega il loro consumo a morti premature in tutto il mondo

Antonio Capobianco

Un nuovo studio pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine lancia un serio allarme sulla salute pubblica globale: il consumo di alimenti ultraprocessati (UPF) è associato a un significativo aumento delle morti premature. Secondo i dati analizzati in otto Paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito e Brasile, fino al 14% dei decessi prematuri potrebbe essere attribuito a una dieta ricca di questi prodotti industriali.

Alimenti ultraprocessati lo studio che collega il loro consumo a morti premature in tutto il mondo

Cos’è un alimento ultraprocessato?

Gli UPF (ultra-processed foods) sono prodotti alimentari realizzati principalmente con ingredienti industriali e sostanze derivate chimicamente, come coloranti, aromi artificiali, conservanti e dolcificanti sintetici. Spesso privi di ingredienti integrali, sono pensati per essere pronti al consumo o semplicemente riscaldati. Tra gli esempi più comuni: snack confezionati, bevande zuccherate, cibi surgelati pronti e cereali zuccherati.

I numeri dello studio: una minaccia globale

Il team di ricerca, guidato dal dott. Eduardo Augusto Fernandes Nilson della Fondazione Fiocruz (Brasile), ha esaminato dati dietetici e tassi di mortalità provenienti da Australia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Messico, Regno Unito e Stati Uniti. I risultati sono chiari:

  • Ogni aumento del 10% nel consumo di UPF si traduce in un +3% nel rischio di morte per tutte le cause.
  • Nei Paesi dove gli UPF rappresentano oltre il 50% dell’apporto calorico giornaliero (come gli USA), fino al 14% dei decessi prematuri è direttamente collegato a questi alimenti.
  • Solo nel 2018, 124.000 morti premature negli Stati Uniti sono state attribuite al consumo di UPF.

UPF e malattie: un legame ormai evidente

Gli alimenti ultraprocessati sono stati collegati a oltre 30 condizioni patologiche, tra cui:

  • Malattie cardiovascolari
  • Obesità e diabete
  • Alcuni tipi di tumore
  • Depressione e disturbi cognitivi

A differenza di altri studi che si sono concentrati su singoli nutrienti, questa ricerca valuta l’impatto complessivo della trasformazione industriale sul nostro organismo, includendo anche gli effetti degli additivi e dei coadiuvanti tecnologici.

Una crisi in crescita nei Paesi a basso e medio reddito

Secondo il dott. Nilson, se nei Paesi ad alto reddito il consumo di UPF è elevato ma relativamente stabile, in quelli a basso e medio reddito si registra una crescita costante. Questo trend preoccupa i ricercatori, perché rischia di esportare l’emergenza sanitaria nei contesti meno preparati ad affrontarla.

Serve un’azione globale immediata

Lo studio evidenzia la necessità urgente di politiche internazionali che limitino la diffusione degli alimenti ultraprocessati. Tra le misure raccomandate:

  • Promozione di diete tradizionali basate su alimenti freschi e minimamente trasformati;
  • Etichettature trasparenti e regolamentazioni sugli ingredienti artificiali;
  • Incentivi fiscali per rendere più accessibili gli alimenti sani.

Conclusione

Gli alimenti ultraprocessati non sono solo una minaccia invisibile sulle nostre tavole, ma un fattore determinante nella salute pubblica globale. Ridurne il consumo e favorire uno stile alimentare più naturale e bilanciato non è solo una scelta individuale, ma una priorità per i governi e le istituzioni sanitarie di tutto il mondo.

FONTE

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