Ricevere una convocazione da parte degli assistenti sociali può generare un senso immediato di ansia e incertezza. È una reazione del tutto normale. Spesso l’immaginario collettivo associa l’intervento dei servizi sociali esclusivamente a situazioni estreme, ma la realtà è molto più sfumata. Gli assistenti sociali sono professionisti incaricati di supportare e tutelare persone e famiglie in momenti di difficoltà, lavorando per la promozione del benessere e dell’inclusione sociale.
Capire il motivo della convocazione, conoscere i propri diritti e prepararsi all’incontro sono passaggi chiave per gestire al meglio la situazione e trasformare un momento di apprensione in un’occasione per costruire un percorso di aiuto concreto.

La Natura dell’Intervento: Perché i Servizi Sociali Chiamano?
L’attivazione dei servizi sociali può avvenire principalmente in due modi, che ne determinano il mandato e la cornice operativa:
- Differenza tra Assistente Sociale e Psicologo: Ruoli e Ambiti
- L’Etica al Servizio degli Altri: Percorsi e Principi per l’Assistente Sociale
- Assistente Sociale: Il Ruolo Chiave nel Servizio Sociale Italiano, Competenze e Requisiti
- Accesso Spontaneo: La famiglia, o la persona, si rivolge autonomamente ai servizi per richiedere un supporto (es. sostegno economico, aiuto per la disabilità, orientamento). In questo caso, l’intervento è puramente di supporto e concordato.
- Accesso Coatto (Segnalazione): I servizi vengono attivati in seguito a una segnalazione esterna, che può provenire dalla scuola, dai vicini, dai medici o, nei casi più gravi, dalle Forze dell’Ordine. Se la segnalazione riguarda un potenziale pregiudizio per un minore, è spesso inoltrata all’Autorità Giudiziaria (Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni), che a sua volta incarica i servizi di svolgere un’indagine psicosociale sul nucleo familiare (mandato giudiziario).
È fondamentale distinguere tra un semplice supporto e un mandato di indagine. Nel secondo caso, l’assistente sociale agisce su disposizione dell’Autorità Giudiziaria per accertare la veridicità di un rischio e proporre eventuali misure di tutela, come previsto ad esempio dagli articoli 330 e seguenti del Codice Civile relativi alla responsabilità genitoriale.
5 Passi Fondamentali Dopo la Convocazione
Una volta ricevuta la comunicazione, la prima cosa da fare è mantenere la calma e procedere con metodo.
1. Richiedere Trasparenza sul Mandato
La prima azione essenziale è verificare la fonte e il motivo della convocazione.
- Chiedere la documentazione: Se la convocazione è scritta, deve riportare l’ente che la invia, il nome del professionista e, se esistente, il riferimento al mandato giudiziario (es. il numero di protocollo o il Giudice di riferimento). Se la convocazione è telefonica, è cruciale chiedere di riceverla in forma scritta.
- Avere chiarezza sul ruolo: L’assistente sociale ha il dovere deontologico di agire con la massima trasparenza, informando l’interessato sui suoi diritti e doveri (Codice Deontologico degli Assistenti Sociali, art. 47). Chiedete apertamente: siete lì per un supporto concordato o su mandato della Procura per accertare un pregiudizio?
2. Valutare il Supporto Legale
Soprattutto in presenza di un mandato giudiziario o di una segnalazione a tutela di un minore, avere un avvocato specializzato in diritto di famiglia al proprio fianco non è un segno di colpevolezza, ma una forma di autotutela e garanzia del contraddittorio.
Il diritto ad essere assistiti dal proprio legale è riconosciuto anche nei colloqui con i Servizi Sociali, in particolare quando si tratta di interventi su mandato dell’Autorità Giudiziaria. L’avvocato può aiutarvi a capire i termini legali della situazione e a preparare la documentazione necessaria. Se non potete permettervelo, potreste avere diritto al Patrocinio a Spese dello Stato.
3. Raccogliere Documentazione Ufficiale
Prima dell’incontro, preparate un fascicolo con tutti i documenti rilevanti. Questo aiuta a presentare un quadro completo e oggettivo della vostra situazione.
- Documenti di Identità e Anagrafici (Stato di famiglia, certificati di residenza).
- Documentazione Sanitaria (Certificati medici, terapie in corso, diagnosi).
- Documentazione Economica (ISEE, contratti di lavoro, buste paga, eventuali sussidi come l’Assegno di Inclusione – ADI, per cui i servizi hanno un ruolo di verifica degli obblighi di attivazione).
- Relazioni Scolastiche o di altri professionisti (psicologi, educatori, pediatri) che attestino la vostra adeguatezza genitoriale o la vostra situazione di vita.
4. Approcciare il Colloquio con Collaborazione e Rispetto
L’assistente sociale non è un “nemico”, ma un professionista che sta cercando di capire come supportare il nucleo familiare o, in caso di mandato, come tutelare un minore. Adottare un atteggiamento collaborativo e disponibile è la strategia più efficace.
- Rispondere in modo chiaro e veritiero: Evitate divagazioni e concentratevi sui fatti. Ricordate che il professionista redigerà una relazione dettagliata che influenzerà le decisioni del Tribunale per i Minorenni.
- Non firmare documenti che non sono chiari: Se vi viene chiesto di sottoscrivere un verbale o un patto di intervento, prendetevi il tempo di leggerlo attentamente. Se avete dubbi, chiedete di posticipare la firma per farlo visionare al vostro avvocato.
5. Rispettare gli Impegni Assunti
Se i Servizi Sociali propongono un percorso di sostegno (ad esempio, incontri con un educatore, supporto psicologico o corsi di parent training), è essenziale rispettare gli impegni previsti nel Piano di Intervento.
Il mancato rispetto degli impegni, soprattutto in un contesto di intervento su mandato giudiziario, può essere interpretato come noncuranza o incapacità di collaborare per il miglioramento della situazione, portando a un aggravamento delle misure richieste all’Autorità Giudiziaria.
L’Importanza della Documentazione e dell’Oggettività
Il lavoro degli assistenti sociali si basa sull’osservazione e sulla raccolta di dati oggettivi. Una relazione ben documentata (come indicato nel protocollo operativo tra Servizi Sociali e Avvocati, ad esempio nel contesto della Lombardia Sociale) è la base per ogni provvedimento.
Non sottovalutare l’impatto della prima impressione e, soprattutto, quello della documentazione che potete fornire. Presentare un ISEE aggiornato, relazioni scolastiche positive o la prova di aver già intrapreso un percorso di supporto psicologico (anche privato) dimostra proattività e responsabilità. In Italia, nel 2023, la maggior parte degli interventi sui minori è di supporto integrativo alla genitorialità, non di allontanamento. Mostrare la volontà di accogliere l’aiuto professionale è la miglior difesa.
Domande Frequenti (FAQ)
1. Posso rifiutarmi di andare al colloquio con l’assistente sociale?
Dipende dalla natura della convocazione. Se l’incontro è legato a un mandato dell’Autorità Giudiziaria (Tribunale per i Minorenni) o a obblighi derivanti da sussidi come l’Assegno di Inclusione (ADI), la mancata presentazione senza giustificato motivo può avere conseguenze legali o la decadenza dal beneficio. È sempre consigliabile presentarsi, eventualmente accompagnati da un avvocato, per evitare che il rifiuto venga interpretato negativamente.
2. Quali sono i miei diritti durante il colloquio?
Hai il diritto di conoscere il motivo specifico della convocazione, di essere informato sul ruolo del professionista e sull’eventuale mandato giudiziario. Hai il diritto di farti assistere da un avvocato di fiducia e di non firmare documenti che non comprendi appieno. Inoltre, l’assistente sociale è tenuto al segreto professionale sui fatti di cui viene a conoscenza, salvo gli obblighi di legge (es. la segnalazione all’Autorità Giudiziaria in caso di rischio grave).
3. Cosa succede se i servizi sociali decidono di intervenire?
L’intervento mira primariamente a rimuovere la situazione di pregiudizio per il minore. Le misure possono essere di supporto (es. percorsi educativi, psicologici) o, nei casi più gravi e urgenti (art. 403 c.c. o 330 c.c.), possono portare a provvedimenti giudiziari come la limitazione della responsabilità genitoriale o, in estrema ratio, l’allontanamento temporaneo del minore dalla residenza familiare, sempre disposto da un Giudice.
4. Quanto tempo durano gli interventi dei servizi sociali?
La durata è variabile e dipende dalla complessità del caso e dal tipo di mandato. Un progetto di supporto può durare il tempo necessario a stabilizzare la situazione, mentre un intervento su mandato giudiziario è sottoposto a verifica periodica da parte del Tribunale per i Minorenni. L’obiettivo è sempre quello di ripristinare l’autonomia e il benessere della famiglia, chiudendo l’intervento quando gli obiettivi stabiliti nel progetto sono stati raggiunti.
