Strasburgo dice no all’ergastolo ostativo italiano

Angela Sorrentino

Per i pochi che non ne avessero mai sentito parlare, l’ergastolo ostativo è regolato dall’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario e stabilisce che le persone condannate per alcuni reati di particolare gravità, come mafia o terrorismo, non possano essere ammesse ai cosiddetti “benefici penitenziari” né alle misure alternative alla detenzione: per queste persone è escluso l’accesso alla liberazione condizionale, al lavoro all’esterno, ai permessi-premio e alla semilibertà. 

Questa pena fu inserita nell’ordinamento nostrano all’indomani di gravissimi fatti di mafia come l’omicidio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma ora qualcosa deve essere rivisto: la Grande camera della Corte europea per i diritti umani (CEDU), con sede a Strasburgo, ha infatti invitato l’Italia a rivedere la legge.

Nello specifico, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha respinto il ricorso del governo italiano contro la sentenza pronunciata dai giudici europei nel giugno scorso nel caso Viola vs. Italia. 

Ricordiamo che Marcello Viola è un uomo condannato all’ergastolo ostativo, in carcere dal 1991, che come prevede la legge attuale non ha diritto ad alcun beneficio, nonostante una condotta sempre impeccabile.

Ma per la corte europea a chi è detenuto non si può togliere del tutto anche la speranza di un recupero, ma al soggetto in carcere va riconosciuta la possibilità di redimersi e di pentirsi ed avere quindi l’ultima chance di migliorare la propria condizione. 

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