C’è già chi punta il dito contro l’immigrazione selvaggia, e chi accusa le stesse forze armate che non sarebbero in grado di proteggere se stesse e quindi noi, ma questo dovrebbe essere solo il momento del silenzio, stretti attorno a due famiglie che dovranno dire addio ai loro giovani, uccisi nel fiore della loro vita.
Pierluigi Rotta, agente scelto, di 34 anni, e Matteo De Menego, agente semplice, di 30 anni, sono morti uccisi dai proiettili delle pistole in uso proprio alla polizia, caduti nei corridoi della Questura di Trieste.
La dinamica dei fatti è incredibile: due 30enni, fratelli e accusati di aver rubato una moto, sono stati condotti al commissariato centrale e quando uno dei due ha chiesto di andare in bagno ha aggredito due poliziotti, gli ha rubato le pistole e ha cominciato a sparare.
Ad aprire il fuoco Alejandro Augusto Stephan Meran, di 29 anni, affetto da disagio psichico, fermato insieme al fratello, Carlysle Stephan Meran, di 32. Un terzo collega dei due agenti morti è rimasto ferito di striscio a una mano.
Una poliziotta che si trovava vicino alla scena ricostruisce i minuti della sparatoria: “È stato tipo Beirut, non so quanti colpi sono stati esplosi, un’infinità. Sembrava di essere a Capodanno con i mortaretti. La cosa più brutta è stata non poter fare niente, quell’uomo sparava a vista”.