Come lo zucchero ha cambiato l’alimentazione globale: storia, dipendenza e conseguenze sulla salute

Antonio Capobianco

Lo zucchero: l’ingrediente che ha cambiato il mondo

Negli anni ’70, lo zucchero si è affermato come l’ingrediente principe dell’industria alimentare globale. La sua straordinaria redditività ha portato a un utilizzo massiccio in prodotti di ogni tipo, spesso senza che i consumatori ne fossero pienamente consapevoli. Questa diffusione, secondo molti esperti, ha avuto conseguenze devastanti per la salute pubblica, contribuendo in modo determinante all’aumento dei tassi di obesità, diabete e malattie cardiovascolari.

Come lo zucchero ha cambiato alimentazione globale

Fonte: World Health Organization – Sugars and dental caries


Le origini: da Battle Creek alla nascita dei Cornflakes

Alla fine del XIX secolo, nella cittadina di Battle Creek, Michigan, due fratelli rivoluzionarono l’alimentazione moderna. John Harvey Kellogg, medico e direttore di un sanatorio avventista, credeva che i mali dell’umanità derivassero dall’eccesso, inclusi sale, spezie e soprattutto zucchero. Seguiva una dieta spartana e moralmente rigorosa, convinto che lo zucchero fosse una causa di squilibrio fisico e spirituale.

Suo fratello, Will Keith Kellogg, vedeva invece nel cibo un’opportunità industriale. Insieme scoprirono casualmente i Cornflakes, ma fu Will a renderli un prodotto di massa: li zuccherò, li confezionò in scatole colorate e fondò la Kellogg Company nel 1906. Iniziava così l’era dello zucchero industriale a colazione.


Lo zucchero conquista il mondo: dalla rivoluzione industriale all’epidemia di obesità

Oggi lo zucchero è ovunque, spesso nascosto in alimenti insospettabili. Un’inchiesta di Jean-Marie Ozanne, giornalista ospite del programma La Terre au carré su France Inter, ha evidenziato come la presenza massiccia di zuccheri aggiunti abbia trasformato l’alimentazione moderna in una minaccia sistemica alla salute globale.

Esempi concreti:

  • Tahiti, un tempo simbolo di salute e forma fisica, oggi vede tassi crescenti di obesità.
  • Messico, primo consumatore mondiale di bevande zuccherate, ha due terzi della popolazione in sovrappeso.

Fonte: France Inter, La Terre au carré – Intervista a Jean-Marie Ozanne.


Come l’industria ha costruito una dipendenza globale

Secondo Ozanne, lo zucchero è diventato la “caloria a basso costo” perfetta per l’industria: più se ne usa, meno serve utilizzare ingredienti costosi. Questa logica ha portato a:

  • Mascheramento dei sapori artificiali con dolcificanti.
  • Distrazione dell’opinione pubblica: negli anni ’60 le lobby dello zucchero finanziarono ricerche che colpevolizzavano i grassi per distogliere l’attenzione dai danni dello zucchero.

Fonte accademica: Kearns CE et al. (2016), JAMA Internal Medicine, sugli investimenti dell’industria dello zucchero nella distorsione della ricerca nutrizionale.


La dipendenza organizzata: difficile smettere

Ozanne, ex “dipendente da zucchero”, racconta come l’eliminazione di zuccheri raffinati abbia migliorato drasticamente la sua salute, ma anche quanto sia difficile disintossicarsi. I suoi -13 kg in poche settimane sono stati il risultato di una dieta completamente priva di bevande e dolci industriali.

Tuttavia, il ritorno allo zucchero resta costante per molti, anche a causa della mancanza di alternative economiche accessibili. I nuovi farmaci anti-obesità, come l’Ozempic, sollevano altri interrogativi: si rischia di sostituire una dipendenza con un’altra?


Cosa possiamo fare: consapevolezza, etichettatura, scelte politiche

Ridurre il consumo di zucchero non è solo una questione individuale. Servono:

  • Etichette trasparenti e leggibili.
  • Educazione alimentare nelle scuole.
  • Tassazione su zuccheri aggiunti (come in Messico, con effetti già misurabili).
  • Supporto alle filiere sane e meno processate.

Fonte: The Lancet – Obesity Series


Conclusione: una sfida culturale prima che alimentare

La storia dello zucchero è molto più di una questione di gusti. È uno specchio del nostro rapporto con il cibo, la salute e l’economia. Mentre l’industria ha vinto la sua battaglia commerciale, oggi cresce la consapevolezza di quanto questo ingrediente “innocente” sia al centro di una crisi globale.

Ripensare la nostra dieta significa anche rivalutare la qualità degli alimenti, la trasparenza della filiera e il valore di una nutrizione equilibrata. La sfida non è solo scientifica, ma culturale e politica.


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