L’Etica al Servizio degli Altri: Percorsi e Principi per l’Assistente Sociale

Simbolo Assistente Sociale

Il Servizio Sociale non è semplicemente un lavoro, ma una missione che affonda le radici in principi etici profondi e richiede una formazione specifica e rigorosa. Al centro di questa professione c’è l’Assistente Sociale, un attore cruciale nel panorama del welfare italiano, il cui agire è disciplinato dal Codice Deontologico del Servizio Sociale.

Simbolo Assistente Sociale

Il Codice Deontologico: La Bussola Etica dell’Assistente Sociale

Il codice deontologico servizio sociale non è un mero elenco di regole, ma la vera e propria carta d’identità etica del professionista iscritto all’Albo. Costituito dai principi fondamentali e dalle norme di condotta che l’Assistente Sociale deve non solo conoscere e osservare, ma anche contribuire a diffondere, rappresenta uno strumento essenziale di garanzia per l’utente, per l’operatore e per l’ente in cui opera (come indicato dal CNOAS, Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali).

La versione più recente del Codice (approvata nel 2020) pone l’accento su concetti chiave come l’autonomia tecnico-professionale e l’indipendenza di giudizio (Art. 4), fondamentali per garantire che l’intervento sia sempre orientato al bene della persona e della comunità, libero da pressioni indebite.

Un pilastro cruciale è la responsabilità nei confronti della persona utente e cliente, che include il dovere di informare sui limiti e le eventuali deroghe al segreto professionale e all’obbligo di riservatezza (Art. 33), specialmente in presenza di rischio di grave danno alla persona o a terzi, in particolare minorenni. L’Assistente Sociale riconosce la persona come capace di autodeterminarsi e si impegna a promuovere la sua autonomia e il diritto di assumere le proprie scelte (Art. 26). Ad esempio, l’Assistente Sociale non deve mai utilizzare la relazione professionale per vantaggi personali o accettare oggetti di valore, mantenendo una netta distinzione tra vita privata e professionale (Art. 20 e 22).

Il Codice enfatizza inoltre l’importanza della formazione continua (Art. 24). Un professionista aggiornato garantisce prestazioni qualificate, adeguate al progresso teorico, scientifico e metodologico: un elemento cruciale per mantenere alta la qualità degli interventi in un contesto sociale in continua evoluzione.


Il Percorso Formativo: I Corsi di Laurea in Servizio Sociale

Diventare Assistente Sociale richiede un percorso di studi specifico che combina teoria, metodologia e pratica sul campo. In Italia, l’accesso alla professione avviene attraverso i corsi di laurea in servizio sociale, classificati nella Classe di Laurea L-39: Scienze del Servizio Sociale.

Questi percorsi universitari, offerti in atenei come l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, l’Università Roma Tre, LUMSA, UniFI e molte altre, hanno una struttura interdisciplinare. Forniscono infatti conoscenze di natura:

  • Sociopolitologica: per analizzare i bisogni sociali e le politiche di welfare.
  • Giuridica: per muoversi tra normative e diritti (Diritto Pubblico, Diritto Sanitario).
  • Psicologica/Psichiatrica: per comprendere le dinamiche individuali, familiari e di gruppo.
  • Metodologica: per la progettazione e gestione degli interventi sociali.

La durata triennale dei corsi L-39 è propedeutica all’Esame di Stato per l’iscrizione alla Sezione B dell’Albo (Assistente Sociale). È fondamentale evidenziare che molti corsi, specialmente nelle sedi più richieste come a Torino o Milano, prevedono un accesso a numero programmato con un test di ingresso vincolante, spesso un TOLC.

Il tirocinio è una componente imprescindibile del percorso. Già dal secondo anno, gli studenti sono chiamati a svolgere tirocini formativi (spesso 300 ore o più) presso strutture pubbliche (Enti Locali, ASL) e private (Cooperative Sociali, ONG), sotto la supervisione di un professionista. Questo “learning by doing” è ciò che permette di sviluppare quelle competenze e abilità utili per un proficuo inserimento nel mercato del lavoro, traducendo la teoria in azione concreta.

Per chi ambisce a ruoli di maggiore responsabilità, come Assistente Sociale Specialista o a funzioni dirigenziali nella programmazione e gestione dei servizi, è necessario proseguire con una Laurea Magistrale, come quelle in LM-87 (Servizio Sociale e Politiche Sociali) o 57/S (Programmazione e gestione delle politiche sociali), che permettono l’accesso alla Sezione A dell’Albo.

In sintesi, la scelta di un corso di laurea in servizio sociale avvia un cammino che forma non solo tecnici dell’aiuto, ma professionisti eticamente orientati, capaci di agire per il cambiamento sociale, come recita la definizione internazionale del Servizio Sociale. Lavorare in questo settore significa operare per una società più giusta e attenta ai bisogni, trasformando il disagio in percorsi di autonomia e dignità.


FAQ sul Servizio Sociale e la Deontologia

Cos’è la “riservatezza” nel codice deontologico? La riservatezza è l’obbligo etico e normativo di non divulgare informazioni apprese durante l’attività professionale. È un fondamento della relazione di fiducia con l’utente. Il Codice ne stabilisce i limiti, in particolare le deroghe al segreto professionale sono permesse solo in caso di rischio di grave danno a persone o minori, agendo sempre nel rispetto della legge e informando l’interessato.

Quali sbocchi lavorativi offre una laurea in Servizio Sociale (L-39)? La Laurea Triennale (L-39) e la successiva iscrizione all’Albo Sez. B abilitano a lavorare come Assistente Sociale in diversi ambiti. I principali sono gli Enti Locali e le Amministrazioni Comunali (servizi sociali di base), le ASL e i servizi sanitari (consultori, dipendenze), strutture del sistema giudiziario, cooperative sociali e ONG.

Perché l’autonomia professionale è così importante per l’Assistente Sociale? L’autonomia tecnico-professionale e di giudizio è cruciale perché permette all’Assistente Sociale di valutare ogni situazione con obiettività e di progettare l’intervento più idoneo, senza essere influenzato da logiche politiche o pressioni esterne. L’Assistente Sociale è tenuto a difendere questa autonomia da qualsiasi condizionamento, garantendo così la qualità e l’eticità dell’intervento a favore dell’utente.

Un Assistente Sociale può utilizzare i social network per condividere casi o esperienze lavorative? No, il Codice (Art. 37) impone all’Assistente Sociale il dovere di rispettare la riservatezza e il segreto professionale anche nell’utilizzo dei social network. Il professionista è tenuto a evitare comportamenti indecorosi o la diffusione di informazioni che possano ledere la dignità della professione o, ancor peggio, violare la privacy degli utenti, anche in forma indiretta o velata.

Lavorare nel sociale richiede competenze e qualità umane non scontate, ma è fondamentale per produrre una società più giusta e attenta ai bisogni dei singoli. Questo video offre una panoramica sulle tematiche trattate nei Titoli IV e V del Codice Deontologico. Titoli IV – V del Codice

By Antonio Capobianco

Autore e articolista con una passione per l’informazione chiara, verificata e accessibile. Scrivo per aiutare i lettori a orientarsi tra notizie, approfondimenti e curiosità che contano davvero. Mi occupo di attualità, tecnologia, cultura digitale e tutto ciò che ha un impatto reale sul nostro quotidiano. Il mio obiettivo? Offrire contenuti utili, ben documentati e scritti con un linguaggio semplice ma autorevole.

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