Sanremo, nessuna condanna per il vigile che timbrava in mutande

Il tema dell’assenteismo e della falsa attestazione in servizio, da parte dei dipendenti pubblici, si è fatto sempre più spinoso e nei mesi scorsi sono state anche inasprite le pene per i rei.

Ma poi le condanne arrivano veramente?

A quanto pare non proprio: Alberto Muraglia, il vigile di Sanremo che timbrava in mutande, è stato ad esempio assolto perché il fatto non sussiste.

“Le cose vanno contestualizzate – spiega -. Non ero un pazzo che andava a timbrare così nella sede del Comune. Io ero il custode del mercato. La macchinetta era in un corridoio davanti al mio appartamento, in un contesto privato”.

Sanremo nessuna condanna per il vigile che timbrava in mutande

Muraglia era finito sotto inchiesta nell’indagine della Gdf sui furbetti del cartellino, ma è stato assolto con rito abbreviato durante l’udienza preliminare. Lo stesso procedimento si è chiuso con 10 assoluzioni, 16 rinvii a giudizio e altrettanti patteggiamenti. Tra le accuse quella di truffa ai danni dello Stato.

«È un sollievo ma non una sorpresa: ne vengo da quattro anni e mezzo di tortura mediatica per colpe che non ho mai avuto, e l’ho sempre sostenuto. Sono stato costretto a cambiare vita, reinventarmi un lavoro, sopportare e far sopportare ingiustamente alla mia famiglia il peso di derisioni, mancanze di rispetto, difficoltà. Questi anni nessuno me li restituirà mai, ma ora voglio solo voltare pagina. Timbrare in mutande mi ha trasformato mio malgrado in un simbolo, ho peccato di malcostume, forse di scorrettezza amministrativa, ma non di certo di truffa allo Stato. E finalmente è stata riconosciuta la verità», il commento a caldo del neo assolto.