Stefano Leo, il suo assassino ha confessato

Se, quando si tratta di un omicidio, non c’è mai una vera spiegazione plausibile, capace di “giustificare” un atto efferato, mai come in questo caso si rimane perplessi e sconcertati dalla “facilità” con cui si può decidere di togliere la vita a qualcun altro.

Stefano Leo, torinese di 34 anni, fu ritrovato sgozzato in riva al Po la mattina del 23 febbraio scorso: un omicidio strano, senza movente, senza nessuno che potesse odiare tanto il giovane da desiderare di vederlo morto.

Ed effettivamente, dopo oltre un mese di indagini, si è trovato l’assassino ma non un vero perché: Said Machaouat, 27 anni, ha infatti confessato l’omicidio dando la sua stupefacente versione dei fatti.

“Volevo ammazzare un ragazzo come me – ha detto il giovane assassino ai pm Ciro Santoriello e Enzo Bucarelli – togliergli tutte le promesse, i figli, toglierlo ad amici e parenti”.

“Volevo uccidere una persona la cui morte avesse una buona risonanza non un vecchio, un 40enne di cui non avrebbe parlato nessuno”, ha detto durante l’interrogatorio dove ha raccontato anche di aver comprato il set di coltelli per circa 10 euro. “Erano coltelli colorati, me ne sono liberato subito tenendo quello che mi sembrava più adatto a quello che dovevo fare”.

“Ho aspettato che passasse quello giusto, non so nemmeno io chi aspettavo, poi è passato un ragazzo, gli sono andato dietro e l’ho accoltellato”, avrebbe detto ancora.
“Il movente che ci viene raccontato fa venire freddo alla schiena”, ha detto il procuratore vicario di Torino Paolo Borgna.

Nato in Marocco nel gennaio 1992, Machaouat era arrivatoin Italia da bambino. Nel 2015 si era separato dalla moglie ed era stato seguito dagli assistenti sociali. Aveva un precedente per maltrattamenti in famiglia.

Le indagini comunque proseguono per la raccolta di ulteriori riscontri al delitto, anche ai fini di chiarirne il movente.

fonte@CorriereDellaSera