L’associazione Pro Vita ha inviato una lettera a tutti i sindaci d’Italia sul tema delle Unioni Civili.
Nella lettera si legge: “Abbiamo seguito da vicino le vicende legate al disegno di legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, un disegno di legge che riguarda direttamente sindaci e funzionari pubblici in quanto se venisse definitivamente approvato questi sarebbero obbligati a registrare, trascrivere, insomma celebrare, quello che è sostanzialmente un matrimonio omosessuale”.
“Moltissimi sindaci in tutta Italia, in ragione dei loro più profondi convincimenti, morali e religiosi e in base agli articoli 2,19,21 e 29 della Costituzione si rifiuterebbero in coscienza, se potessero, di celebrare un simile matrimonio omosessuale”.
“La nostra associazione porterà alla Camera la richiesta appoggiata da tanti primi cittadini da ogni Regione d’Italia, di prevedere la possibilità di obiezione di coscienza contro la celebrazione”.
Queste le posizioni più retrive, e anche antidemocratiche, dell’ala ultracattolica.
Ma se anche paradossalmente passasse questa proposta con relativa legge, se il sindaco non vuole celebrare il matrimonio, sarà costretto comunque a delegare un altro amministratore o funzionario per le incombenze del caso, perché in qualche modo, è chiaro, la legge deve essere rispettata.
Quindi cambierebbe poco o nulla. Il tentativo della disperazione, insomma.