Mangiare cibi ultra-processati potrebbe aumentare significativamente il rischio di sviluppare sintomi depressivi, soprattutto nei giovani adulti. È quanto emerge da un nuovo studio condotto su oltre 15.000 partecipanti, tra cui 500 residenti in Québec, pubblicato dal Centro di ricerca dell’Istituto universitario di cardiologia e pneumologia del Québec – Université Laval.

I risultati hanno mostrato che, tra le persone di età compresa tra 18 e 34 anni, il consumo regolare di alimenti ultra-processati è associato a un aumento del 21% del rischio di depressione. Un dato preoccupante, considerando che questa fascia d’età è già tra le più vulnerabili dal punto di vista psicologico.
Cosa si intende per alimenti ultra-processati?
Gli alimenti ultra-processati comprendono prodotti industriali altamente trasformati, spesso poveri di nutrienti ma ricchi di zuccheri, grassi saturi, additivi e conservanti. Rientrano in questa categoria:
- Fast food
- Snack confezionati
- Bevande zuccherate
- Piatti pronti surgelati
- Dolci industriali
Il dottor Sylvain Iceta, psichiatra e ricercatore coinvolto nello studio, ha spiegato che il legame tra dieta e salute mentale è sempre più evidente:
“Il gruppo di alimenti maggiormente associato a sintomi depressivi comprende proprio quelli ultra-processati. Hanno un contenuto nutrizionale molto basso e possono influire negativamente sul cervello”.
Depressione e dieta: i giovani sono i più esposti
Una delle scoperte più interessanti dello studio riguarda le differenze legate all’età e al genere. Negli uomini sopra i 35 anni, il legame tra dieta e depressione si affievolisce. Nelle donne, invece, tende ad accentuarsi con l’età, suggerendo una vulnerabilità fisiologica e ormonale più marcata.
Lo studio ha inoltre controllato per altri fattori di rischio noti, come obesità, fumo e sedentarietà, confermando che l’associazione tra alimentazione e sintomi depressivi è indipendente da questi elementi.
Cibo spazzatura e salute del cuore: un doppio pericolo
Non è solo la salute mentale a essere a rischio. Una ricerca parallela condotta dal prof. Jean-Claude Moubarac dell’Università di Montréal, in collaborazione con la Heart and Stroke Foundation, ha dimostrato che il consumo di cibi e bevande ultra-processati è responsabile del 37% dei nuovi casi di malattie cardiache e ictus in Canada, nonché del 38% dei decessi correlati.
Questi dati allarmanti mettono in luce il legame tra cattive abitudini alimentari, salute fisica e benessere mentale, evidenziando la necessità di campagne di sensibilizzazione e politiche pubbliche più severe sul marketing e la disponibilità di cibi ultra-processati, soprattutto per i più giovani.
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