Anisakis, anziano pescarese aveva una larva del parassita nel colon

Il consumo di pesce crudo è una pratica non molto diffusa nella cultura italiana, nonostante in molte zone di mare sia abbastanza consueta, ma in forte crescita anche grazie alla cucina giapponese che oggi è di moda.

Eppure mangiare del pesce senza una previa cottura è sempre molto pericoloso: il pesce crudo infatti comporta sicuramente un maggior rischio di intossicazioni e infezioni causate da batteri patogeni, oppure di infezioni da parte di parassiti.

Il pesce crudo può essere contaminato da diversi microrganismi che provocano infezioni o tossinfezioni, come Listeria, Escherichi coli, Salmonella, tutti batteri che provocano problemi gastrointestinali problema relativo non solo al pesce crudo, ma anche ad altri alimenti come carni, latte crudo e derivati.

In soggetti particolarmente deboli come bambini e anziani, queste infezioni possono addirittura mettere in pericolo la vita.

L’attenzione all’igiene dei prodotti del mare si è soprattutto focalizzata sui mitili come cozze e vongole a causa dei molti casi di epatite A e alcuni di colera avvenuti negli anni sessanta e settanta, dovuti all’inquinamento delle acque di alcune zone della costa italiana. I mitili si nutrono filtrando l’acqua marina e per questo possono assorbire anche microorganismi patogeni per l’uomo; oggi però i mitili sono allevati in aree marine controllate dalla sorveglianza veterinaria e dalle ASL, e il prodotto che arriva nei mercati ha un’etichetta che ne garantisce provenienza e idoneità.

Ma il rischio maggiore per chi consuma pesce crudo è un parassita dal nome esotico le cui larve si distruggono se il pesce è ben cotto, esteriormente e internamente (qualche minuto a più di 60°C),  e permangono invece in quello crudo anche se congelato o surgelato.

Si chiama Anisakis simplex , è un nematode (verme) con un ciclo biologico che prevede il passaggio dalla fase di uova alla fase larvale fino a quella adulta, in ambiente marino.

Anisakis aveva una larva del parassita nel colon

Normalmente è presente come parassita dell’intestino in numerosi mammiferi marini ma nel suo stadio larvale può essere ospite intermedio di molti pesci tra cui tonno, salmone, sardina, acciuga, merluzzo, nasello, sgombro e altri.

Quando l’uomo mangia pesce infetto crudo,  le larve dell’Anisakis possono impiantarsi sulla parete dell’apparato gastrointestinale, dallo stomaco fino al colon, determinando una parassitosi acuta o cronica . La parassitosi acuta insorge già dopo poche ore dall’ingestione di pesce crudo e si manifesta con intenso dolore addominale, nausea e vomito.

E proprio questo parassita è stato ingerito, attraverso delle bruschette con le alici, a un 70enne pescarese, che è stato salvato dal personale di Gastroenterologia dell’ospedale San Massimo di Penne dopo la scoperta, del tutto casuale, di una larva del parassita del pesce crudo che si era annidata nel suo colon.

L’uomo, infatti, si era recato nel nosocomio vestino per effettuare una colonscopia. Fino a quel momento, nonostante avesse mangiato la bruschetta un paio di settimane prima, non aveva avuto alcun sintomo. Il parassita è stato così asportato con le pinze del colonscopio, scongiurando conseguenze ben più gravi.

In Abruzzo, dal 1998 ad oggi, si sono registrati 31 casi analoghi a quelli del 70enne pescarese.

Secondo gli esperti è sempre consigliabile evitare di mangiare pesce crudo o poco cotto. Se proprio non si può fare a meno di consumare tali cibi, occorre sincerarsi del corretto metodo di trattamento del pesce, ovvero quello che assicura la completa eliminazione delle larve.