Prevenire l’asma nei bambini: nuova ricerca apre la strada alla diagnosi precoce già a un anno

Antonio Capobianco

Prevenire l’asma infantile potrebbe presto diventare realtà grazie a uno studio pionieristico condotto dall’Università di Groningen (UMCG) nei Paesi Bassi. Alla guida del progetto c’è il professor Martijn Nawijn, esperto di immunologia respiratoria, che insieme al suo team sta esplorando un nuovo approccio per diagnosticare l’asma nei bambini fin dal primo anno di vita. L’obiettivo? Intervenire prima che il danno diventi irreversibile.

Prevenire asma nei bambini

Quanto sarebbe straordinario restituire la salute respiratoria ai bambini sin dai primi anni di vita?“, si chiede Nawijn.

L’obiettivo: una diagnosi prima dei sei anni

Attualmente, l’asma può essere diagnosticata solo dopo i sei anni di età, quando i danni alle vie respiratorie sono spesso già presenti. La ricerca dell’UMCG punta invece a intercettare i primi segni della malattia molto prima, identificando un biomarcatore precoce nelle cellule delle vie aeree, le cosiddette “cellule a collinetta” (hillock cells).

Secondo studi precedenti condotti dallo stesso centro olandese, queste cellule sono più presenti nei bambini che in seguito sviluppano l’asma. Capire come funzionano e come si attivano potrebbe essere la chiave per prevenirla.

Un nuovo metodo diagnostico non invasivo

Poiché la broncoscopia non è adatta ai bambini piccoli, i ricercatori stanno cercando metodi alternativi e meno invasivi, come il prelievo di cellule nasali tramite spazzole morbide o l’analisi del sangue. Se si riuscisse a rilevare l’attivazione delle cellule a collinetta in questo modo, si aprirebbe una nuova era per la diagnosi precoce dell’asma.

“Se un bimbo di un anno presenta respiro sibilante e possiamo rilevare un’alta attività di queste cellule, potremmo iniziare un trattamento preventivo prima che la malattia si sviluppi pienamente,” spiega Nawijn in un’intervista a NOS Nieuws.

Le tre fasi della ricerca

Il progetto, finanziato da Longfonds con un contributo di 650.000 euro (grazie a un lascito della famiglia Siegert-Haaksman), si articola in tre fasi principali:

  1. Sviluppare un biomarcatore per rilevare l’attivazione delle cellule hillock in modo semplice e non invasivo.
  2. Capire come si formano queste cellule e da quali meccanismi sono influenzate.
  3. Studiare le risposte agli stimoli esterni, come virus o allergeni, ma anche fattori protettivi come la polvere di stalla, già nota per il suo effetto benefico sul sistema immunitario nei bambini (fonte: Journal of Allergy and Clinical Immunology).

Un futuro senza asma è possibile?

La speranza dei ricercatori è che, grazie a questa nuova comprensione delle cellule hillock, si possa inibire lo sviluppo dell’asma nei soggetti predisposti, intervenendo prima che si manifestino i sintomi cronici.

“Se riusciremo a bloccare l’attivazione di queste cellule in tempo, potremmo evitare che migliaia di bambini nel mondo crescano con una malattia cronica che limita la loro vita quotidiana,” afferma Nawijn.

Un impatto globale sulla salute respiratoria

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’asma colpisce oltre 262 milioni di persone nel mondo, con un picco di incidenza proprio nell’infanzia. Il progetto olandese potrebbe cambiare radicalmente l’approccio alla prevenzione, dando il via a programmi di screening precoce a livello globale.

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