Cannabis terapeutica e cancro: una meta-analisi smentisce i dubbi e conferma il potenziale medico

Antonio Capobianco

Negli ultimi anni, il dibattito sull’uso della cannabis terapeutica nel trattamento del cancro ha diviso opinione pubblica e comunità scientifica. Se da una parte i pazienti oncologici riportano benefici tangibili — come la riduzione della nausea, l’aumento dell’appetito e un miglioramento dello stato emotivo — dall’altra alcune istituzioni hanno frenato il suo impiego, giudicandolo poco efficace. Tuttavia, una nuova e vasta meta-analisi ribalta questa visione.

Cannabis terapeutica e cancro

Una revisione scientifica su oltre 10.000 studi

Pubblicata sulla rivista Frontiers in Oncology, la più ampia meta-analisi mai condotta sull’argomento ha preso in esame 10.641 studi scientifici, confermando in modo chiaro che la cannabis può svolgere un ruolo concreto nella gestione dei sintomi correlati al cancro.

La ricerca, portata avanti dalla Chopra Foundation di New York e dal Whole Health Oncology Institute delle Hawaii, non solo evidenzia i benefici della cannabis nei trattamenti oncologici, ma solleva anche la necessità di una revisione della sua classificazione legale negli Stati Uniti. Attualmente, la cannabis è ancora inserita nella Tabella I delle sostanze controllate, accanto a droghe pesanti come LSD, eroina e MDMA.

Benefici concreti per la qualità della vita dei pazienti oncologici

I risultati della meta-analisi indicano che la cannabis terapeutica migliora significativamente la qualità della vita dei pazienti affetti da tumore. In particolare, ha mostrato efficacia nel:

  • Ridurre il dolore cronico
  • Contrastare la nausea da chemioterapia
  • Stimolare l’appetito nei casi di forte debilitazione
  • Fornire supporto emotivo e psicologico

Non si tratta solo di un supporto palliativo: gli esperti sottolineano che i cannabinoidi inibiscono le metastasi, favoriscono la morte naturale delle cellule tumorali (apoptosi) e hanno forti proprietà antinfiammatorie. Quest’ultimo effetto è particolarmente rilevante, poiché l’infiammazione cronica è coinvolta in oltre l’80% delle patologie gravi a livello globale.

Un consenso scientifico sorprendente

Secondo gli autori della ricerca, per ogni studio che mostrava dubbi sull’efficacia della cannabis, ce n’erano tre che ne confermavano i benefici. Un rapporto 3 a 1 che, nel rigore della ricerca medica, rappresenta un risultato eccezionale.

“Ci aspettavamo controversie. Abbiamo trovato un consenso scientifico schiacciante”, ha dichiarato uno degli autori principali.

Questo dato rende la cannabis una delle opzioni terapeutiche più promettenti nel panorama della medicina oncologica integrata, superando per robustezza delle prove anche alcuni farmaci già approvati dalla FDA.

La raccomandazione: integrare la cannabis fin dall’inizio del percorso oncologico

Jim Gerencser, fondatore della piattaforma Cancer Playbook, invita i professionisti sanitari a considerare la cannabis non come ultima risorsa, ma come parte integrante di una strategia terapeutica personalizzata:

“Crediamo che la cannabis debba entrare nella conversazione con i pazienti sin dal primo giorno.”

FONTE

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