Come l’uso dell’identità digitale può migliorare il rapporto tra PA e cittadini

Ad oggi sono più di 30 milioni gli italiani che utilizzano il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) per accedere ai servizi pubblici online in tutta comodità.

Effettivamente, questa crescente domanda è dovuta a un decreto che si proponeva di agevolare l’accesso ai servizi delle PA attraverso il ricorso all’identità digitale. È da qualche anno infatti, che le PA sono obbligate ad accettare lo SPID, la CIE e la CNS come strumenti di autenticazione dei cittadini.

L’obiettivo è quindi instradare il nostro Paese verso un percorso di trasformazione digitale che comprende, per l’appunto, l’accesso ai dati attraverso piattaforme disponibili in rete e l’attribuzione di un valore legale ai documenti grazie alla firma digitale.

Quest’ultimo strumento, infatti, è sempre più richiesto e le opzioni presenti su mercato sono sempre più variegate: tra le ultime novità, è stata introdotta perfino una firma digitale gratuita offerta dal sito letterasenzabusta.com, un ufficio postale online che sta facendo parlare di sé anche in seguito all’annuncio del lancio imminente di una PEC senza costi di attivazione.

Per queste ragioni, l’articolo verterà sull’importanza del processo di digitalizzazione delle PA e in che modo questo agevolerà i cittadini.

Identità digitale per accedere ai servizi pubblici online? Oggi è possibile

uso de identita digitale puo migliorare il rapporto tra PA e cittadini

Avere un’identità digitale significa accedere ai propri dati online in modo più veloce (e sicuro)

A partire dal 1° ottobre 2021, le PA sono obbligate ad accettare l’uso dell’identità digitale come mezzo di riconoscimenti degli utenti che tentano l’accesso alle varie piattaforme.

Quindi, da diversi mesi non hanno più la possibilità di cedere delle credenziali o chiedere il rinnovo di quelle desuete, che avevano scadenza a settembre dello stesso anno.

Pertanto, i cittadini possono effettuare l’accesso alle piattaforme attraverso lo SPID, la Carta d’Identità Elettronica (CIE) o con la Carta Nazionale dei Servizi (CNS).

Ciò è dovuto alla legge di conversione n. 120/2020 secondo la quale i cittadini hanno il diritto di entrare all’interno delle piattaforme digitali della PA grazie all’identità digitale.

Con questa legge, i dati degli utenti saranno maggiormente tutelati poiché l’autenticazione è strettamente unica e personale. Inoltre, questo permetterà un ingente risparmio di tempo.

Grazie a una connessione internet e uno smartphone, gli italiani avranno tutti i loro documenti a portata di click.

Questa riforma è profondamente orientata al miglioramento della vita dei cittadini e allo sveltimento delle procedure spesso schiave del tempo.

Come si è detto poc’anzi, strumenti come lo SPID sono scelti da sempre più persone – oggi sono più di 30 milioni gli utenti ad averlo –, proprio perché è possibile usarlo per svariati servizi.

Eppure, pare che ci sia ancora tanta strada da percorrere per risolvere il gap digitale della PA.

Solo un italiano su tre utilizza gli strumenti di identità digitale

Nonostante le intenzioni di colmare il divario digitale, molti italiani sembrano ancora restii a utilizzare i servizi online della PA.

Effettivamente, stando ai dati raccolti, un italiano su tre utilizza questi strumenti per accedere ai servizi della PA.

Come spiegare questo dato?

Con tutta probabilità, molti utenti vorrebbero usufruire dei servizi online, ma preferiscono risolvere le questioni recandosi fisicamente agli uffici pubblici perché non nutrono particolare fiducia nel digitale.

In altre parole, la crescente domanda richiede un processo di digitalizzazione che però non sembra soddisfare le aspettative dei cittadini.

Tra le ragioni, a detta degli utenti, sono le lunghe tempistiche e le procedure macchinose che rendono i servizi inefficienti e inefficaci.

Se a questo ci aggiungiamo un lento processo di digitalizzazione, è inevitabile che si crei un divario digitale che urge di essere colmato.

A questo proposito, il nostro Paese sta attuando delle politiche per velocizzare il processo di digitalizzazione grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: gli obiettivi della nuova PA digitale

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è un progetto che si pone l’obiettivo di rendere il nostro Paese più digitalizzato entro il 2026.

In sostanza, si tratta di una serie di riforme e investimenti dalle quali la Pubblica Amministrazione può attingere attraverso la comoda piattaforma ‘PA digitale 2026’.

In parole semplici, il piano è articolato in cinque obiettivi che l’Italia dovrebbe perseguire:

  1. il 70% della popolazione dovrebbe raggiungere un buon grado di familiarità con gli strumenti digitali al fine di colmare il divario di competenze digitali;
  1. almeno l’80% dei servizi erogati saranno disponibili online;
  1. l’identità digitale dovrà essere utilizzata dal 70% della popolazione;
  1. in accordo con il Mise, tutte le famiglie e aziende italiane dovranno essere dotate di reti a banda ultra-larga;
  1. almeno il 75% delle PA dovrà utilizzare i servizi cloud;

Conclusioni

In conclusione, l’articolo si proponeva di delineare la situazione odierna in merito al processo di digitalizzazione delle PA.

Si sono visti i vantaggi dell’uso dell’identità digitale per i cittadini e come ciò possa concorrere al miglioramento del rapporto con gli uffici pubblici. Infine, si è parlato del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, un progetto articolato in cinque obiettivi che ci si propone di raggiungere entro il 2026 e che mirano a rendere l’Italia un Paese più digitalizzato e competitivo al pari di altre realtà europee, ma soprattutto in grado di soddisfare le attese dei cittadini.