Spesso si vedono giovani mettere lo zaino in spalla e partire: un’ottima cosa, viaggiare e conoscere il mondo, se non fosse che molti lo fanno per sempre, lasciando la propria terra che non offre lavoro e realizzazione, e quindi costretti ad andare anche dall’altra parte del mondo per trovare la propria strada.

Ma molti giovani cominciano ad esplorare il mondo e a conoscere le altre culture già durante il percorso di studi, per arricchire il proprio bagaglio culturale e per capire se trasferirsi all’estero in futuro può essere la strada da seguire.

Il tutto è possibile soprattutto grazie al progetto Erasmus: di cosa si tratta?

Il programma Erasmus, acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, è un programma di mobilità studentesca dell’Unione europea, creato nel 1987.

Dal 2014, il programma ha assunto il nome di Erasmus+ per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport ed è attualmente in vigore fino al 2020.

L’Erasmus permette agli studenti iscritti alle università europee di studiare in università di altri Paesi compresi nell’UE o a essa associati per un periodo che va dai 3 ai 12 mesi.

Per partecipare all’Erasmus si può scegliere tra uno dei 28 stati membri dell’Unione Europea o tra Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e Turchia che hanno fatto degli accordi per poter essere inserite all’interno di questo progetto.

I posti vengono messi a concorso attraverso un bando pubblico, in genere nel mese di gennaio, che viene divulgato anche attraverso il sito internet della propria facoltà. Una volta proposta, la candidatura verrà valutata da un’apposita commissione che stilerà le graduatorie entro il mese successivo. 

Allo studente viene garantita una borsa di mobilità mensile che ha un importo diverso a seconda del costo della vita del paese straniero prescelto, borsa che viene integrata da un altro contributo proveniente dal MIUR al quale può essere aggiunto un ulteriore importo per gli studenti che  dimostrino di essere in una difficile situazione economica. 

Ogni facoltà stabilisce un numero di crediti minimi da dare durante la propria permanenza fuori. Questi devono essere portati a termine altrimenti si è costretti a dover restituire i soldi della borsa di studio che si è ricevuta.