Per fortuna, nonostante negli ultimi anni l’intera Europa sia stata flagellata da attacchi terroristici, nella maggior parte dei casi di natura islamica, l’Italia finora ne era rimasta estranea, ma come definire altrimenti la strage che ha cercati di compiere Ousseynou Sy lo scorso giovedì, sequestrando un bus con 51 studenti a bordo?
Proprio per questo, con l’accusa di strage aggravata dalla finalità terroristica, sequestro di persona, resistenza e incendio, il gip di Milano, Tommaso Perna, ha deciso che l’uomo deve restare in carcere.
Per il giudice, l’accusato aveva con sé un coltello e una “pistola” come riferito da alcune testimonianze e per di più “mostra una totale assenza di considerazione rispetto alle regole di convivenza” e ciò “non consente di formulare una positiva prognosi sul suo comportamento futuro” e quindi “l’unica misura adeguata a contenere la fortissima spinta criminale dell’indagato, è quella della custodia cautelare in carcere”.
Durante l’interrogatorio l’autista ha cercato di difendersi dicendo che “sentiva le voci dei bambini africani”, ma per il gip per il gip “non si è pentito dell’azione posta in essere, probabilmente confondendo la liceità del fine ideologico prefigurato (salvare delle vite) con i mezzi adoperati per lo scopo (che hanno invece messo a repentaglio altre vite), nonché il rilievo che egli è rimasto totalmente indifferente rispetto ai rischi mortali ai quali ha esposto una moltitudine di individui che nulla avevano a che vedere con l’ideologia che lo ha spinto ad agire, tra i quali donne e minori da lui indistintamente adoperati come ‘scudo’ umanitario”.