Il Veganismo e la Spiritualità: Un Ponte di Non-Violenza tra Antiche Fedi e Scelte Contemporanee

Statua del Buddha seduto in meditazione vicino a un cesto di frutta fresca

L’alimentazione che scegliamo è molto più di un semplice atto fisico: in molte culture e tradizioni spirituali, è un vero e proprio cammino etico. Sebbene la parola “veganesimo” sia moderna, coniata nel 1944 da Donald Watson, il concetto di escludere i prodotti animali affonda le sue radici in millenni di pensiero religioso incentrato sulla non-violenza e sul rispetto per ogni forma di vita.

Il vegetarianesimo, e in alcuni casi il proto-veganesimo, non è un’invenzione contemporanea, ma una pratica antichissima. Le sue prime testimonianze attendibili risalgono al VI secolo a.C., in concomitanza con l’emergere di grandi movimenti spirituali.

Statua del Buddha seduto in meditazione vicino a un cesto di frutta fresca

La Non-Violenza al Centro delle Fedi Oriental

Nelle tradizioni del subcontinente indiano, l’etica alimentare è un pilastro fondamentale della spiritualità.

Giainismo: l’Ahimsa Portata all’Estremo

Nel Giainismo, l’Ahimsa, la non-violenza, è il principio cardine, la virtù più elevata. Questa fede, nata in opposizione al Brahmanesimo attorno al V secolo a.C., spinge i suoi devoti a una condotta di vita che oggi definiremmo rigorosamente vegana, e spesso anche di più.

  • I Jaina più rigorosi non solo evitano carne, pesce, uova e latticini, ma prendono precauzioni estreme, come indossare mascherine per non inghiottire piccoli insetti (fonte: Meer), o spazzare il terreno prima di camminare.
  • L’impegno Jaina contro lo sfruttamento si è evoluto. Con l’avvento degli allevamenti intensivi, i Jaina hanno iniziato a evidenziare la necessità di abolire il consumo di latticini e uova, riconoscendo la grande violenza che ne deriva, un passo deciso verso un veganesimo etico e dottrinale (fonte: Veganok).

Induismo e Buddhismo: Compassione e Karma

Anche Induismo e Buddhismo promuovono in modo significativo il vegetarianesimo. Il Buddha e Mahavira (fondatore del Giainismo) intorno al 500 a.C. si espressero contro la crudeltà verso gli animali e i rituali sacrificali, segnando l’ascesa del vegetarianesimo nel subcontinente.

  • Nell’Induismo, l’astensione dalla carne si lega al concetto di Karma (evitando di creare un legame con la violenza) e all’uguaglianza spirituale di tutti gli esseri viventi. Il cibo vegetariano è considerato satvico, puro e propizio per la meditazione e l’elevazione spirituale.
  • Nel Buddhismo, la scelta è mossa dalla grande compassione. Il monachesimo, in molte sue forme, raccomanda di non mangiare “nessuna creatura che respira” per favorire l’evoluzione spirituale.

La Dimensione Vegetariana nel Cristianesimo

A differenza delle fedi indiane, il Cristianesimo non impone un regime vegetariano, ma la pratica ha radici storiche profonde, spesso dimenticate.

  • Genesi e il Piano Originale: Molti interpreti cristiani, tra cui il teologo Guidalberto Bormolini, sottolineano come la Bibbia si apra con un regime alimentare a base vegetale (Genesi 1:29-30), dove Dio assegna “ogni erba che produce seme… e ogni albero che fa frutto” come cibo per l’uomo e per gli animali. Questa viene vista come la condizione originale e ideale, una profezia del Regno di Pace descritto anche dal profeta Isaia, dove “il leone si nutrirà di paglia come il bue” (Isaia 11:6-8).
  • I Padri della Chiesa e il Monachesimo: La tradizione vegetariana era molto diffusa nella mistica cristiana primitiva e nel monachesimo. Padri della Chiesa come San Girolamo, Sant’Ambrogio e San Tommaso d’Aquino sostenevano e praticavano diete senza carne (fonte: Archivio Storico). Clemente d’Alessandria, nel III secolo D.C., diceva: “Che bisogno abbiamo di trasformare il nostro corpo in un cimitero di animali?“.
  • Oggi, la discussione è tornata attuale. L’astinenza dalle carni (come il digiuno quaresimale) è praticata dai cattolici per penitenza, ma Papa Francesco stesso ha invitato a limitare il consumo di carne per motivi ecologici, unendo l’etica spirituale alla responsabilità ambientale (fonte: SettimanaNews).

Il veganesimo, quindi, si presenta come l’espressione contemporanea e rigorosa di un’antica e diffusa aspirazione spirituale all’Ahimsa, che unisce in un unico gesto la compassione verso gli animali, il benessere personale e il rispetto per l’equilibrio del pianeta.


FAQ sul Veganismo e la Spiritualità

Il Giainismo impone una dieta vegana?

Sì, il Giainismo è la tradizione che più si avvicina al veganesimo etico. Per il principio di Ahimsa (non-violenza), i devoti evitano carne, pesce, uova e, soprattutto con l’avanzare degli allevamenti intensivi, anche latticini e miele. Si spingono oltre, escludendo anche vegetali sotterranei (come patate e cipolle) per non danneggiare la vita microbica o la pianta intera.

Il Cristianesimo considera peccato mangiare carne?

No, la Chiesa Cattolica non lo considera un peccato in sé, ma alcuni teologi e Padri della Chiesa vedono il consumo di carne come la conseguenza di una “condizione di peccato” o come un’opportunità di eccesso o inopportunità, specialmente nell’era moderna. L’astinenza è tradizionalmente una pratica di penitenza, ma oggi è promossa anche per ragioni etiche e di sostenibilità ambientale.

Qual è la motivazione spirituale del vegetarianismo nell’Induismo?

La motivazione principale è il concetto di Ahimsa (non-violenza) e la legge del Karma. Mangiare la carne è considerato un atto che crea un legame karmico con la violenza della morte dell’animale. La scelta di una dieta a base vegetale (spesso satvica, pura) è quindi un passo fondamentale per purificare la mente e favorire la crescita spirituale.

By Antonio Capobianco

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