Un recente studio condotto da un gruppo di ricercatori neozelandesi potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui viene diagnosticata precocemente la demenza. Gli esperti hanno individuato un metodo semplice e accessibile per intercettare i primi segnali della malattia, analizzando un’area del corpo molto particolare: la retina.

Tradizionalmente, la diagnosi della demenza si basa su test cognitivi, che però spesso non riescono a individuare il disturbo nelle sue fasi iniziali. Tecniche più avanzate come la risonanza magnetica o la PET offrono informazioni più dettagliate, ma sono costose e non sempre facilmente disponibili.
È proprio per questo che i ricercatori si sono concentrati su una soluzione innovativa e alla portata di tutti: l’analisi dei vasi sanguigni microscopici situati nella parte posteriore dell’occhio. Questa rete microvascolare, secondo gli esperti, potrebbe mostrare cambiamenti significativi legati a un aumento del rischio di sviluppare demenza.
Perché l’occhio potrebbe rivelare la demenza precoce?
Come spiegato dalla dottoressa Ashleigh Barrett-Young, affiliata al Dipartimento di Psicologia dell’Università di Otago, la retina è strettamente collegata al cervello. Molti dei processi patologici associati all’Alzheimer sembrano riflettersi proprio in questa sottile struttura, rendendola un potenziale biomarcatore ideale per l’identificazione precoce della malattia.
La ricerca, pubblicata sul Journal of Alzheimer’s Disease, si è basata sull’analisi delle scansioni oculari di 938 uomini e donne intorno ai 45 anni. Gli studiosi hanno valutato:
- Lo spessore dello strato delle fibre nervose della retina, responsabili della trasmissione delle immagini al cervello.
- Il diametro dei piccoli vasi sanguigni retinici, indicatori dello stato della circolazione sanguigna generale, fondamentale anche per la salute cerebrale.
I risultati dello studio
I dati raccolti hanno mostrato una debole correlazione tra lo spessore delle fibre nervose e il rischio di demenza, ma una connessione molto più forte con le condizioni della rete microvascolare. In particolare:
- Un rischio maggiore di demenza è stato osservato nei soggetti con arteriole più strette e venule più larghe.
- Le arteriole sono i vasi che portano il sangue ossigenato dal cuore ai tessuti, mentre le venule riportano il sangue deossigenato al cuore.
Questo suggerisce che le alterazioni nella microcircolazione retinica potrebbero essere tra i primi segnali di un deterioramento cognitivo in corso.
Un metodo promettente per la diagnosi precoce
I ricercatori sottolineano i vantaggi di questo approccio:
- Metodo semplice e non invasivo.
- Costi contenuti rispetto alle tradizionali scansioni cerebrali.
- Possibilità di individuare la demenza molto prima della comparsa dei sintomi, aumentando così le opportunità di prevenzione e trattamento precoce.
Anche se il metodo non è ancora pronto per essere utilizzato su vasta scala nella pratica clinica, i risultati aprono la strada a nuove strategie di screening più rapide, economiche e accessibili per tutti.