Quando una persona anziana o non autosufficiente viene ricoverata in una struttura residenziale – come una casa di riposo, una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) o similare – uno degli aspetti più critici riguarda il pagamento della retta. Molti pensionati scoprono che la pensione da sola non copre i costi, e sorgono immediatamente diverse domande: chi ne ha la responsabilità? Quali sono i meccanismi di sostegno pubblico? I figli o altri familiari devono intervenire? Ed in che modo si può gestire la situazione per evitare sorprese o abusi?
Vediamo in dettaglio la situazione italiana: chi paga la casa di riposo quando la pensione non basta, quali parti della retta sono a carico del sistema sanitario o dei Comuni, quando intervengono i familiari, quali sono i contributi e le agevolazioni attivabili, cosa dice la giurisprudenza e quali strategie mettere in atto.

Cos’è la retta della casa di riposo e da cosa è composta
Per capire chi paga, occorre chiarire che cosa include la “retta” di ricovero in una casa di riposo (o RSA) e come viene suddivisa:
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- La retta complessiva è composta tipicamente di due grandi voci:
- Quota sanitaria / socio-sanitaria: riguarda le cure, l’assistenza infermieristica, attività mediche, riabilitative, l’assistenza continuativa.
- Quota alberghiera / sociale: vitto, alloggio, pulizia, servizio lavanderia, soggiorno, servizi comuni, eventuali attività ricreative.
Ad esempio, secondo una guida la quota sanitaria viene in genere coperta dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) tramite la Regione/ASL, mentre la quota alberghiera è generalmente a carico dell’ospite o della famiglia.
In analogia, la Federazione pensionati CISL Lombardia segnala che “la parte sanitaria (tariffa) è a carico del SSN” mentre l’altra parte (alberghiera) è a carico dell’utente o del Comune/famiglia.
In certi casi particolari, ad esempio malattie gravi, demenza senile avanzata o Alzheimer, la distinzione fra quota sanitaria e alberghiera può venir meno, perché le prestazioni socio‑assistenziali sono fortemente integrate con quelle sanitarie. In quel caso tutto può essere a carico del SSN.
Questo significa che non è sempre l’anziano o la sua pensione a dover coprire interamente la retta.
Chi paga se la pensione non basta?
1. L’anziano stesso
La regola generale è che il ricoverato è tenuto al pagamento della retta nella misura delle proprie risorse. In altre parole, se la pensione e/o eventuali altri redditi o patrimoni coprono la retta, tocca a lui/lei sostenere la spesa.
Tuttavia, soprattutto quando la pensione è modesta o nulla, è utile esplorare altri soggetti e strumenti.
2. I figli / familiari
Esiste la convinzione che “i figli devono pagare la casa di riposo del genitore”. In parte è vero, ma con precisazioni importanti:
- Il Articolo 433 Codice Civile prevede che i figli (e altri familiari indicati) possano essere obbligati a fornire “gli alimenti” in favore dei genitori che versano in stato di bisogno.
- Tuttavia, la giurisprudenza e la normativa affermano che non è obbligatorio per i figli pagare la retta della casa di riposo, salvo che abbiano risorse e siano in grado di farlo.
- Se i figli firmano volontariamente un impegno di pagamento (es. fidejussione o patto scritto con la struttura), allora possono essere considerati responsabili. Ma tali impegni vanno valutati con attenzione, perché in certe condizioni sono stati dichiarati nulli.
- In sintesi: i figli possono essere chiamati a contribuire, in caso di capacità economica, ma non sempre sono automaticamente obbligati a pagare la retta della casa di riposo.
3. Il Comune / i Servizi Sociali
Quando l’anziano non ha risorse sufficienti, intervengono i servizi pubblici:
- Il Comune (tramite l’assessorato ai servizi sociali) può farsi carico – totalmente o in parte – della quota alberghiera della retta, previo accertamento della condizione economica dell’utente.
- La stessa struttura regionale/ASL interviene per la quota sanitaria. In base ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) le prestazioni sanitarie e socio‑sanitarie sono garantite.
- In alcuni casi, viene attivato un contributo pubblico per coprire la retta o parte di essa, qualora l’anziano si trovi in condizioni di bisogno economico.
4. Strumenti specifici / contributi
Esistono anche contributi destinati a categorie specifiche o fondazioni:
- Per esempio, la ENPAM concede un sussidio per la retta di case di riposo per i pensionati medici/odontoiatri che si trovano in difficoltà economica: l’importo può coprire fino al 75% della retta effettivamente pagata. Enpam
- Anche altri enti (fondazioni, casse previdenziali) possono avere bandi o contributi simili.
Quali costi bisogna prevedere?
Un aspetto che spesso getta le famiglie in difficoltà è l’entità della spesa. Vediamo qualche riferimento.
- In una guida si segnalano costi medi mensili: al Nord Italia fra circa €1.500 e €4.000; al Centro circa €1.300‑3.000; al Sud circa €900‑2.500, a seconda della struttura e dei servizi richiesti.
- Un’altra fonte segnala che la retta di una RSA (richiesta di ricovero continuo giorno e notte) può aggirarsi tra €2.500 e €3.200 al mese. aduc.it
- Del resto, la quota sanitaria può coprire circa il 50% (o più) della retta, ma la parte restante (alberghiera) rimane significativa.
Per chi ha solo la pensione minima o pensione modesta, è evidente che la sola pensione spesso non copre la retta in modo integrale.
Quando la pensione non basta: cosa fare?
Ecco un percorso operativo da seguire se si scopre che la pensione non è sufficiente per coprire la retta:
Passo 1: Verificare la propria situazione patrimoniale ed economica
- Occorre valutare non solo la pensione, ma anche eventuali redditi aggiuntivi, patrimonio immobiliare, liquidità.
- Preparare l’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) aggiornato, che sarà richiesto dai servizi sociali per valutare l’accesso ai contributi o all’intervento del Comune.
- Verificare se l’anziano ha beni (ad esempio, un immobile) che potrebbero essere messi a reddito (affitto) o ceduti (vendita o cessione della nuda proprietà) per ottenere liquidità.
Passo 2: Verificare se la struttura è convenzionata e che tipo di prestazione è offerta
- Se la struttura è pubblica o privata convenzionata con il SSN, la quota sanitaria è coperta.
- Verificare se si tratta di un ricovero per persona autosufficiente o non autosufficiente: se la non autosufficienza è grave e l’assistenza socio‐sanitaria è integrata, la quota alberghiera può essere anche essa coperta dal SSN.
- Verificare il regolamento della Regione e del Comune per la compartecipazione alla spesa.
Passo 3: Presentare domanda ai Servizi Sociali / Comune / ASL
- Rivolgersi al Comune di residenza o all’ASL per richiedere il contributo, la compartecipazione o l’intervento pubblico.
- Allegare l’ISEE, la certificazione medica che attesti il grado di autosufficienza o non autosufficienza, eventuali attestazioni di patrimonio/beni.
- Verificare se sono previsti bandi regionali o comunali per contributi alla retta. Ad esempio, enti previdenziali o casse specifiche possono avere contributi per categorie protette.
Passo 4: Valutare la possibilità che i familiari contribuiscano
- Se i figli o altri familiari hanno risorse, possono valutare il contributo volontario.
- Attenzione a non firmare impegni onerosi senza capire la propria situazione economica. La legge prevede che, se i figli non hanno risorse, non possono essere obbligati a pagare.
- Valutare se stipulare patti o contratti (attenzione: la giurisprudenza ha annullato talune clausole abusive).
Passo 5: Esplorare il patrimonio dell’anziano
- Se l’anziano è proprietario di un immobile non più utilizzato, si può valutare l’affitto o la vendita/cessione della nuda proprietà. Ciò può generare una rendita utile per coprire la retta.
- Valutare se ci sono altre fonti: annullamento dell’usufrutto, rendite da titoli o beni mobiliari.
- È importante che queste operazioni siano fatte con tempo e con supporto professionale (notaio, consulente finanziario) per evitare svendite o problemi futuri.
Passo 6: Monitorare e negoziare la retta
- Verificare se vi sono tariffe agevolate, sconti o convenzioni con strutture che abbiano listini più contenuti.
- Negoziare con la struttura eventuali sconti in caso di difficoltà economica, oppure verificare la disponibilità di case di riposo pubbliche o semi‑pubbliche che hanno rette inferiori.
- Verificare se la struttura offre solo assistenza base o servizi aggiuntivi più costosi (camera singola, attività extra), che possono far lievitare la retta.
Aspetti normativi e giurisprudenziali rilevanti
- La suddivisione tra quota sanitaria e quota alberghiera è prevista dal D.P.C.M. 14 febbraio 2001 e successive modificazioni. Residenza Boncompagni
- Una sentenza del Tribunale di Firenze ha stabilito che, nel caso di ricovero di malato di Alzheimer non autosufficiente, anche la quota alberghiera non può essere fatta pagare al paziente o alla famiglia, perché le prestazioni socio‑assistenziali sono inseparabili da quelle sanitarie: in questi casi tutto è a carico del SSN.
- La normativa sui LEA prevede che le prestazioni residenziali per persone non autosufficienti siano garantite dal servizio sanitario, e che la quota sanitaria venga coperta; la parte restante può essere a carico dell’utente o del Comune.
- Sul tema dell’obbligo dei familiari alla retta, la giurisprudenza afferma che, salvo impegni volontari firmati, i figli non sono legalmente obbligati a pagare la retta della RSA se non hanno mezzi economici per farlo. Bergamo Legal
Esempi pratici
Vediamo alcuni scenari comuni:
Caso A – Pensione media + proprietà immobiliare non utilizzata
Signor Rossi, 78 anni, pensione €1.200 al mese, è ricoverato in una struttura che richiede una retta di €2.000 al mese. Ha un immobile in affitto che gli può dare €500/mese. Caso: la pensione + affitto coprono solo €1.700.
– Occorre presentare domanda ai servizi sociali del Comune per ottenere un contributo sulla quota alberghiera.
– Valutare se affittare anche un secondo immobile o vendere la nuda proprietà per coprire la differenza.
– Verificare se la struttura è convenzionata e se la quota sanitaria è coperta.
– Se i figli hanno risorse, possono valutare un contributo volontario.
Caso B – Pensione minima + nessun altro reddito/patrimonio
Signora Bianchi, pensione €800 al mese, ricoverata in RSA con retta €2.500/mese. Non possiede altri redditi né immobili.
– In questo caso, lo Stato/Comune/ASL devono intervenire: la quota sanitaria sarà coperta, la quota alberghiera può essere coperta dal Comune se l’ISEE è molto basso.
– I figli non hanno risorse, quindi non sono obbligati a pagare.
– Se la struttura richiede il pagamento da parte della famiglia, si può contestare la legittimità, in particolare se la non autosufficienza è grave.
Caso C – Ricovero per persona non autosufficiente grave (es. Alzheimer)
Signor Verdi, 82 anni, malato di Alzheimer in stadio avanzato, ricoverato in RSA convenzionata. Nella sua regione è stato stabilito che, per casi di non autosufficienza grave, anche la quota alberghiera è a carico del servizio sanitario. Corriere della Sera
– In questo scenario, la famiglia in teoria non deve pagare nulla, purché venga riconosciuto lo stato di bisogno e la gravità.
– Importante verificare con l’ASL/Comune la modulistica e l’attivazione della copertura.
Le principali criticità e come evitarle
- Alcune strutture fanno firmare ai familiari promesse di pagamento o fidejussioni al momento del ricovero; la giurisprudenza ha dichiarato nulle molte di queste clausole, soprattutto se l’anziano era dipendente dalle prestazioni socio‑sanitarie integrate. Diario di viaggio
- Le famiglie spesso non calcolano bene l’importo della retta e rimangono “scoperte” dopo pochi mesi. È fondamentale la trasparenza sulle tariffe e sui servizi inclusi.
- I regolamenti comunali o regionali possono differire ampiamente: cosa coperto al Nord può essere diverso al Sud. È utile informarsi presso il proprio Comune e Regione.
- Talvolta la distinzione fra “autosufficiente” e “non autosufficiente” non è definita chiaramente: occorre chiedere valutazione dell’ASL, piano personalizzato di assistenza, elenco dei servizi richiesti.
- Attenzione alle strutture non convenzionate: in tal caso la quota sanitaria potrebbe non essere coperta dal SSN, e la retta totale grava sull’ospite/famiglia.
Suggerimenti per le famiglie e strategie utili
- Comparare strutture: richiedere più preventivi, verificare se sono convenzionate, livello di servizi offerti, zona, accessibilità.
- Pianificare in anticipo: se possibile, valutare il ricovero prima che la situazione peggiori, così da avere più scelta e magari tariffe più vantaggiose.
- Valutare il patrimonio immobiliare: se l’anziano ha un immobile non più utilizzato, considerare affitto o vendita della nuda proprietà per generare reddito.
- Aggiornare l’ISEE ogni anno e tener traccia degli eventuali contributi regionali o comunali.
- Verificare l’esenzione: se l’anziano ha una patologia grave o è non autosufficiente, verificare se la quota alberghiera può essere interamente coperta dal SSN/Comune.
- Non firmare impegni onerosi senza consulenza: se la struttura richiede al figlio la firma di un impegno al pagamento della retta, verificare la legittimità di tale richiesta.
- Valutare l’assistenza domiciliare prima: a volte l’ingresso in struttura può essere posticipato se si attivano servizi domiciliari con un costo minore.
- Tenere traccia della durata del soggiorno: quando l’anziano può rientrare o passare ad un altro tipo di assistenza, potrebbe essere previsto un diverso regime di compartecipazione.
Conclusione
In conclusione: quando la pensione non basta a coprire la retta della casa di riposo, non è detto che tutta la spesa ricada automaticamente sull’anziano o sui figli. Il sistema italiano prevede varie forme di sostegno pubblico (SSN, Comune, Regione) che intervengono soprattutto in caso di non autosufficienza e bisogno economico. Tuttavia, è fondamentale muoversi in modo informato:
- verificare se la struttura è convenzionata;
- valutare la propria situazione economica e patrimoniale;
- attivare per tempo le domande di contributo;
- consultarsi con un professionista (assistente sociale, avvocato, notaio) in caso di dubbi;
- non assumere impegni onerosi senza conoscere bene cosa si firma.
Il tema è delicato perché coinvolge tanto l’aspetto economico quanto quello umano e sociale: garantire un buon soggiorno all’anziano senza compromettere la stabilità finanziaria della famiglia è l’obiettivo.
