Lo stress lavoro-correlato è uno dei rischi psicosociali più rilevanti nei contesti aziendali moderni, riconosciuto come fattore determinante nella tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. In Italia, il datore di lavoro è obbligato per legge a valutare e gestire anche questo tipo di rischio, al pari di quelli fisici o chimici.

Cosa si intende per stress lavoro-correlato?
Secondo l’Accordo Europeo sullo stress da lavoro (2004), recepito in Italia nel 2008, lo stress lavoro-correlato si verifica quando le richieste dell’ambiente lavorativo superano le capacità del lavoratore di affrontarle. Non si tratta semplicemente di pressione o tensione, ma di una condizione che può avere effetti negativi sulla salute psico-fisica dell’individuo e sulla produttività aziendale.
L’INAIL, nel suo documento guida per la valutazione del rischio da stress lavoro-correlato, sottolinea che questo tipo di stress può manifestarsi in presenza di fattori come:
- Carichi eccessivi di lavoro
- Scarsa chiarezza dei ruoli
- Mancanza di supporto da parte dei superiori
- Scarso equilibrio tra vita privata e professionale
- Ambiguità organizzativa e precarietà
Obblighi del datore di lavoro: cosa prevede il D.Lgs. 81/2008
La normativa italiana di riferimento è il Decreto Legislativo 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza), che all’art. 28 impone l’obbligo di valutare tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori, compresi quelli derivanti da stress lavoro-correlato.
Gli obblighi principali del datore di lavoro includono:
1. Valutazione obbligatoria del rischio
Il datore di lavoro deve effettuare una valutazione specifica dello stress lavoro-correlato, che deve essere documentata nel DVR (Documento di Valutazione dei Rischi). Tale valutazione deve includere anche gli aspetti organizzativi e relazionali, non solo quelli ambientali o strumentali.
Fonte: Art. 28, comma 1, D.Lgs. 81/2008
2. Aggiornamento periodico
La valutazione non è un atto una tantum. Deve essere aggiornata ogni volta che intervengano cambiamenti organizzativi significativi, come ristrutturazioni aziendali, introduzione di nuove tecnologie o variazioni dei carichi di lavoro.
3. Adozione di misure correttive
Se dalla valutazione emergono criticità, il datore di lavoro è tenuto a predisporre misure di prevenzione e miglioramento. Queste possono includere:
- Interventi formativi specifici
- Politiche di welfare aziendale
- Riorganizzazione dei turni
- Supporto psicologico interno o esterno
4. Coinvolgimento di figure aziendali
Il datore deve coinvolgere nel processo di valutazione:
- Il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP)
- Il Medico Competente
- Il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS)
Come si valuta concretamente il rischio da stress?
L’INAIL ha elaborato una metodologia ufficiale che prevede due fasi:
- Valutazione preliminare: tramite checklist standardizzate si analizzano indicatori oggettivi (turnover, assenteismo, errori sul lavoro).
- Valutazione approfondita (se necessaria): include questionari anonimi ai lavoratori, focus group, colloqui individuali.
Fonte: INAIL – “Guida alla valutazione e gestione del rischio da stress lavoro-correlato”, 2023
Sanzioni per inadempienza
L’omessa valutazione del rischio da stress lavoro-correlato espone il datore di lavoro a sanzioni penali e amministrative. Secondo l’art. 55 del D.Lgs. 81/2008, le sanzioni possono includere:
- Arresto da 3 a 6 mesi
- Ammenda da 2.500 a 6.400 euro
Oltre agli aspetti legali, trascurare questo rischio comporta costi aziendali elevati in termini di malattie professionali, calo della produttività e aumento del turnover.
Prevenzione e cultura aziendale
Affrontare lo stress lavoro-correlato significa promuovere una cultura aziendale centrata sul benessere, come raccomandato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Le aziende più evolute integrano programmi di work-life balance, supporto psicologico, flessibilità oraria e leadership empatica.

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