Bradiaritmia, ecco la malattia che ha ucciso Davide Astori

Nelle scorse ore il mondo del calcio, ma in generale tutti gli italiani, sono stati sconvolti dalla notizia dell’improvvisa quanto imprevedibile scomparsa del calciatore 31 enne Davide Astori, capitano della Fiorentina.

La camera ardente, con le maglie numero 13 e della Nazionale appoggiate sopra la bara, è stata aperta a Coverciano alle 16.40. Su una parete della palestra, il maxi schermo dove scorrono le immagini della carriera di Astori.

Poco prima erano arrivati i risultati dell’autopsia effettuata sul corpo dello sfortunato giovane, per escludere una morte violenta.

“In base alle evidenze dell’esame autoptico effettuato in data 6 marzo 2018 sul cadavere di Astori Davide Giacomo, in riferimento alla causa di morte, la si può indicare come causa di morte cardiaca, senza evidenze macroscopiche, verosimilmente su base bradiaritmica, con spiccata congestione poliviscerale ed edema polmonare. Per la diagnosi definitiva, sono necessari approfonditi esami istologici”: questo l’esito dell’autopsia eseguita sul corpo del capitano della Fiorentina morto nella notte tra sabato e domenica a Udine.

L’autopsia è stata eseguita dal direttore Centro di patologia vascolare dell’Università di Padova, Gaetano Thiene, e dall’anatomopatologo, professore di medicina legale all’Università di Udine, Carlo Moreschi.

Ma cos’è questa patologia che ha causato una morte così improvvisa di un giovane apparentemente in così buona salute?

La bradiaritmia – spiega l’Ospedale Humanitas sul suo sito internet – è un’aritmia che si caratterizza per un disturbo nella formazione o nella conduzione dell’impulso elettrico. Le forme più frequenti sono la malattia del nodo del seno atriale o i blocchi atrio-ventricolari.

In condizioni normali, si legge ancora, l’impulso elettrico si genera nel nodo seno atriale e viene condotto attraverso gli atri e in seguito ai ventricoli mediante il nodo atrioventricolare e il sistema di conduzione intraventricolare specializzato (fascio di His). Una bradiaritmia è un disturbo nella genesi o nella conduzione dell’impulso elettrico.

I disturbi bradiaritmici possono associarsi a sintomi come debolezza, affaticabilità, capogiro, lipotimia o sincope. Se le bradiaritmie si presentano in corso di terapia con farmaci che possono esserne responsabili, la sospensione della terapia può risolvere il problema. A seconda della sede e dell’entità del blocco, nonché alla presenza di sintomi associati, può essere indicato l’impianto di un pacemaker.

La bradiaritmia, è un disturbo che colpisce principalmente gli atleti, il cui allenamento porta al cuore ad avere un battito più lento del normale, intorno a 50-60 battiti al minuto. In questi casi, spiega il professore Valerio Sanguigni, cardiologo e docente di medicina interna all’Università di Roma Tor Vergata, il ritmo del cuore può scendere al di sotto della soglia di sicurezza, soprattutto durante la notte e causare conseguenze anche fatali. Rallentando il battito cardiaco, fino a 30-35 battiti al minuto, si possono determinare delle pause troppo lunghe e portare ad un arresto cardiaco, oppure alla interruzione dell’ossigenazione del cervello con conseguenti ischemie. In questi casi, è opportuno contrastare questo problema con l’interruzione delle attività sportive o con l’applicazione di pacemaker.